La decima vittima. Il fascino della distopia con lo stile degli anni Sessanta

by Giada Destro
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La decima vittima. Marcello Mastroianni, Elsa Martinelli e Ursula Andress- artscore.it

La decima vittima fa parte della storia del cinema italiano, un unicum nella visione critica e talvolta amara della vita, di Elio Petri. Per lo spettatore d’oggi rappresenta un’opera visionaria e al contempo un documento storico originale, creato esattamente a metà degli anni Sessanta, sollevando più di un interrogativo nel pieno dell’ottimismo da boom economico.

La decima vittima- locandina- artscore.it
La locandina del film di Elio Petri
Un racconto estetizzante. Moderno. Distopico. Crudele. Appassionato.

La Decima vittima è tutto questo. Una preveggenza cinica di un mondo che verrà e che di fatto è diventato. Metafora di una società che ha perso tutti i valori. Solo denaro e fama spingono l’Uomo a essere parte attiva della società, attraverso il gioco dell’omicidio legalizzato.

Ursula Andress nel film di Petri-artscore.it
La decima vittima. Ursula Andress nel futuro
Dal racconto di Robert Sheckley La settima vittima, Elio Petri dirige uno dei primi capolavori dello sci-fi.

Opera unica dalla quale molti registi contemporanei attingono senza remore, La Decima Vittima non è solo un racconto estetico-futuristico ma una chiara denuncia sociale. La figurazione di paure e angosce verso un futuro che secondo Petri ha in serbo per noi, la commercializzazione di ogni aspetto della nostra vita, anche la morte si trasforma in un prodotto messo in mostra in uno show mondiale. 

Siamo in un 2000 imprecisato e le nazioni, per scongiurare nuove guerre e sfogare la violenza insita nell’uomo, organizzano un gioco a premi chiamato “La Grande Caccia”, controllato da un ministero che ne regolamenta il gioco: i partecipanti alternativamente ricopriranno il ruolo di cacciatore e preda. Lo scopo è uccidere l’avversario. Chi riuscirà a mietere 10 vittime vince un premio in denaro e onorificenze.

In scena la crudeltà con La decima vittima
In scena la crudeltà

Il gioco è uno show televisivo mondiale, troupe seguono la caccia, immortalano la morte tutto condito dalla sponsorizzazione di qualche prodotto commerciale. Il pubblico passivo viene così fidelizzato e manipolato. Tutto diventa spettacolo e la vita privata, protagonista principale, immiserita. 

Sono passati 57 anni dall’uscita della pellicola profetica. Oggi viviamo con i social la nostra grande caccia: anche se non ci è permesso uccidere fisicamente, lo facciamo moralmente.

L’arrivismo è l’arma che l’Uomo del 2000 usa per raggiungere una fama illusoria, intangibile. La notorietà basata sull’effimero viene conquistata spesso senza avere particolari doti. La spettacolarizzazione della vita privata, della quotidianità, escludendone i fallimenti e le difficoltà ovvio, allontana l’individuo dalla realtà. L’uomo contemporaneo, così come gli uomini di Petri, crede di trovare appagamento ottenendo notorietà attraverso un sistema sociale che ha come credo il fanatismo. Una ricerca di unicità in uno spettacolo di maschere prodotte in serie.  

Una scena de la decima vittima con Elsa Martinelli
Elsa Martinelli nel cast de La decima vittima
I personaggi principali sono l’emblema del meteorite critico lanciato da Petri nel futuro.

Un meraviglioso Marcello Mastroianni ossigenato è un uomo annoiato e disilluso (viene definito Homo Romanus) che trova appagamento nella vita indolente e nel raggiungimento di uno status sociale privilegiato. L’amore, le donne e il sesso sono privi di attrattiva. La morte causata dall’omicidio è il simbolo del capitalismo che ammalia Marcello: tutto è usa e getta, anche la vita stessa mercificata e usata per placare l’ansia e deresponsabilizzare l’Uomo dalle relazioni umane. Ursula Andress, Americana perfetta ed efficiente, nata dalla fecondazione artificiale è il prototipo del soldatino capitalista. 

Mastroianni e Andress nel film di Petri
Marcello Mastroianni e Ursula Andress

Entrambi alla loro nona competizione lottano per aggiudicarsi la vittoria assoluta: Petri con sottile ironia fa emergere attraverso la gara le problematiche relazionali che tutt’oggi ci rappresentano. Aggressività repressa, individualismo, aspettative, egoismo e autoreferenzialità portano i concorrenti in un gioco pericoloso in cui il ruolo di vittima e carnefice coesistono in entrambi. La seduzione, l’intrigo, la curiosità verso l’altro esauriscono la linfa vitale nel mero scopo di vincere. 

Siamo in un vero e proprio mondo distorto, alienato, surreale raccontato egregiamente dalle scenografie e dai costumi dallo stile Space Age in voga in quegli anni. 
La decima vittima di Elio Petri con marcello Mastroianni- artscore.it
La vittima è homo romanus

Ogni scena è costruita attingendo dal mondo dell’arte e del design: Pop Art, Optical Art, Arte Concettuale e Minimalista. Siamo nel pieno degli Anni ’60 e la ciliegina sulla torta è la colonna sonora scritta da Piero Piccioni e interpretata da Mina. 

La fotografia attinge la sua estetica dal mondo del fumetto restituendo ambientazioni dal sapore onirico e futuristico. Il lavoro registico in questo caso è lodevole per la visone a 360° di Elio Petri. Nulla è lasciato al caso, ogni particolare è ben studiato e connotato da una estetica che oggi fa le scarpe alla maggior parte dei lavori prodotti dalle piattaforme di streaming. 

Antichità e futuro nel film di Petri
L’antichità sopravvissuta accanto alla modernità che uccide
Chi si ricorda di Black Mirror? 

Anche il finale happy ending (non voluto da Petri ma dal produttore Carlo Ponti) è un marchio di fabbrica che stenta a morire nella contemporaneità. Probabilmente Petri avrebbe apprezzato la poetica di Lars von Trier e la trasposizione cruda degli impulsi dell’essere umano. Ci serve davvero credere che tutto finirà bene? Penso che oggi più che mai l’Uomo abbia bisogno di toccare con mano e cuore le possibilità (non così remote) tragiche e irreversibili che ci aspettano.

Giada Destro

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Morte tra i resti dell’antica Roma

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