Frida Kahlo resta nel Mito. Arte e Messico al Mudec.

by Michela Ongaretti
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Firda Kahlo nell'Autoritratto con scimmie

Frida Kahlo resta nel Mito. Arte e Messico al Mudec.

Fino al 3 giugno al Mudec è in corso la retrospettiva su Frida Kahlo dall’emblematico sottotitolo Oltre il Mito. Artscore l’ha visitata con l’aspettativa disillusa di trovare forse più dipinti che documenti e testimonianze storiche sulla vita della pittrice messicana, anche se si riconosce e apprezza l’impegno scientifico del percorso. Con il grande afflusso di pubblico, visite guidate di gruppi da tutt’Italia, ci siamo trovati un pò in difficoltà nella fruizione del ricco corredo di contenuti, ma non possiamo che esprimere gioia nell’interesse suscitato per una mostra d’arte del Novecento. 

Frida Kahlo in mostra al Mudec

Frida Kahlo resta nel Mito, Arte e messico al Mudec, ph. Sofia Obracaj

Oltre il Mito?

Frida Kahlo è certamente la pittrice messicana più famosa al mondo, anche se purtroppo ciò che la precede è la sua sofferenza, i problemi di salute che l’accompagnarono sempre e che la portarono, dopo l’amputazione della gamba destra, alla morte precoce a quarantanove anni. Femminista ante litteram, ha sempre manifestato in pittura un forte orgoglio di genere e rappresentato le fragilità del corpo e dell’anima.

Frida Kahlo e il dolore del corpo e dello spirito

Frida Kahlo resta nel Mito, Senza Speranza, 1945 ph. Sofia Obracaj

In effetti fu la moglie di un artista importantissimo per la cultura e la storia dell’arte contemporanea messicana, Diego Rivera, e la sua vicenda di vita e d’arte fu legata e condizionata dal suo rapporto con quest’uomo, Un terzo elemento chiave per capire l’universo della Kahlo è la politica, la sua adesione al Comunismo e l’amicizia con artisti e uomini politici dello stesso pensiero.

Frdia Kahlo e Diego Rivera, in mostra al Mudec

Frida Kahlo resta nel Mito, nella foto con Diego Rivera ph. Sofia Obracaj

Queste tematiche corrispondono ai quattro nuclei tematici della mostra, Donna, Terra, Politica e Dolore, realmente quattro costanti per la pittrice. Ma ci domandiamo, se si parte dal titolo con l’intenzione di andare oltre al mito, perchè insistere su ciò su cui questo si fonda? Frida Kahlo può essere vista come un personaggio storico, ma in un museo d’arte noi cerchiamo gli artisti. E l’artista esiste attraverso le sue opere. Avremmo preferito che l’intera esposizione delineasse il percorso umano dal dato saliente osservabile dai quadri, dall’evoluzione di uno stile e dei soggetti rappresentati, cosa che avviene solo dinnanzi ai selezionati capolavori.

Frida Kahlo in mostra al Mudec, visitatori

Frida Kahlo resta nel mito. Arte e Messico al Mudec. Pubblico in visita, ph. Sofia Obracaj

Un patrimonio documentale

Il prestigio del lavoro del curatore Diego Sileo, già conservatore al Pac, si è avvalso di prestiti delle più ampie collezioni mondiali della Kahlo, il Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, con la partecipazione di autorevoli musei internazionali che hanno reso possibile l’esposizione di alcuni capolavori mai visti in Italia.

Frdia Kahlo in mostra, a cura di Diego Sileo al Mudec

Frida Kahlo resta nel mito, foto inedite in mostra al Mudec, ph. Sofia Obracaj

Lo sforzo documentale è invece rappresentato da fonti e documenti inediti svelati nel 2007 dall’archivio della dimora di città del Messico Casa Azul, dagli archivi di Isolda Kahlo, di Miguel N. Lira, e di Alejandro Gomez Arias, che si aggiungono a numerose foto che Diego Rivera non aveva rivelato. Certamente quella del Mudec è una mostra per tutti, anche per chi si affaccia per la prima volta a questa grande interprete, e una documentazione è utile ad inquadrare la portata del suo passaggio nell’arte del ventesimo secolo, a mostrare la quotidianità della donna. Osserviamo materiali preziosi, utilissimi a comprendere il mondo di Frida Kahlo, i suoi rapporti con l’ambiente intellettuale e con la sua famiglia, ma non troviamo che abbiano reso nuove chiavi di lettura della sua produzione, come viene espressamente comunicato.

Frida Kahlo in mostra al Mudec, un autoritratto in mostra

Frida Kahlo resta nel mito. Arte e Messico al Mudec. Autoritratto con Busto, 1944, ph. Sofia Obracaj

Appendici della retrospettiva

A completare il quadro in una sala si può vedere un cartoon sull’artista, accattivante e divulgativo come è giusto che sia per il pubblico ampio a cui si rivolge, dove però ancora una volta è la conoscenza di una vita sconvolta dalla malattia a precedere la comprensione di una storia in punta di pennello.

Se merito di Sileo è l’indagine dei suoi studi nell’archivio di casa Azul, scoperto solo nel 2007, troviamo ridondante e un pò leziosa poi l’ultima sala con un reportage fotografico di Graciela Iturbide nel bagno della defunta Frida, con gli strumenti della tortura in vita della malattia, busti, stampelle, protesi in posa da studio fotografico come composizioni tra i  manifesti di Lenin. Tutto quello che non permette all’artista di staccarsi nella memoria dal suo mito.

Frida Kahlo e il suo bagno, ph. Graciela Iturbide

Frida Kahlo resta nel Mito. Una foto del reportage di Graciela Iturbide, 2007

C’è però qualcosa di prezioso e utile alla comprensione dell’importanza della coscienza d’artista, in questo copioso materiale, scorgiamo l’accostamento di alcuni capolavori dipinti a foto nelle quali la pittrice si ritrae proprio con questi. Sono momenti fissati della loro creazione e del loro riconoscimento nel patrimonio attivo della ricerca, pietre miliari per tecnica realizzativa e tematiche secondo la stessa Frida Kahlo. Merito del curatore che qui riesce a divulgare materiale in gran parte inedito.

Un foto di Frida Kahlo in mostra al Mudec

Frida Kahlo resta nel mito. Arte e Messico al Mudec. Foto in mostra, ph. Sofia Obracaj

Il messico di Frida Kahlo

Davvero interessante invece l’esplorazione del rapporto di Frida con il Messico, inteso come recupero e valorizzazione delle origini popolari e maya, visibili in ben due sezioni. All’interno della mostra per la rappresentazione degli aspetti peculiari del territorio naturale nelle nature morte ma anche per l’attenzione alla società messicana testimoniato dai numerosi ritratti di coloro che parteciparono allo sviluppo dell’arte di frida, l’entourage di mecenati amici e artisti.

Frida Kahlo in mostra al Mudec, L'abbraccio dell'Universo

Frida Kahlo resta nel Mito. L’amoroso abbraccio dell’Universo, la terra (Messico), io, Diego e il signor Xólot, 1949, ph. Sofia Obracaj

Fuori dalle sale a pagamento è possibile vedere più da vicino il legame sempre esaltato di Frida con le sue origini. Si tratta di una mostra parallela nell’atrio del primo piano del Mudec, intitolata Il sogno degli antenati e anche qui si mette in parallelo un manufatto con un’immagine di Frida dove si inquadra lo stesso. Stavolta non sono però dipinti ma pezzi di ceramica antichi del Messico Occidentale, tessuti o altri reperti collezionati dall’artista. Ben rappresenta il metodo virtuoso di mettere in connessione, stabilire un dialogo tra un oggetto e una “foto storica che testimonia l’interesse verso la cultura originaria e precolombiana” secondo le parole del curatore Davide Domenici. Il visitatore potrà riconoscere un oggetto simile agli esposti qui in un dipinto della grande esposizione. Il dialogo è doveroso con le collezioni etnologiche permanenti del museo stesso.

Frida Kahlo anche nella mostra Il Sogno degli Antenati

Frida Kahlo resta nel Mito. Arte e Messico al Mudec con Il Sogno degli Antenati, ph Sofia Obracaj

La fotografia racconta

L’artista era figlia di un fotografo, e si afferma correttamente in mostra quanto la fotografia sia stato veicolo della costruzione del suo mito. Firda Kahlo fu quindi consapevole di affidare la sua immagine al medium fotografico come racconto del processo di autorappresentazione negli anni, come leggiamo “per affermare la magia della sua presenza e per rafforzare il paradigma biografico”. Artefice volontaria del proprio “mito”, si fece ritrarre negli anni da un vasto numero di personalità eccezionali nella fotografia del Novecento: Tina modotti, Dora Maar, Edward Weston, Nickolas Muray, Lola e  Manuel Ălvarez Bravo, Carl Van Vechten, Gisèle Freund, Leo matiz, Guillermo Dàvila e molti ancora. 

Ne esce una visone cangiante consapevole della fascinazione del personaggio, che comunque non esce dal mito tramandato fino ai nostri occhi.

Frida Kahlo in mostra al Mudec, un ritratto fotografico

Frida Kahlo resta nel mito. Arte e Messico al Mudec. Uns suggestiva immagine dell’artista, ph. Sofia Obracaj

Frida Kahlo nei suoi autoritratti

Non desideriamo parlare di tutte le sezioni, perchè comunque vi consigliamo una visita al Mudec. Vi lasciamo il gusto di esplorare con qualche incognita quella che si definisce la più grande esposizione su Frida Kahlo in Europa.

Frida Kahlo e l'entourage artistico in un suo dipinto

Frida Kahlo resta nel Mito, In mostra al Mudec, ph. Sofia Obracaj

Restando però nella celebrazione di un mito che si è costruito sulla persona vogliamo offrirvi un piccolo excursus sugli autoritratti. Sono i capolavori di un’artista che nonostante l’entourage internazionale, ha sempre dichiarato la sua appartenenza e il suo fascino esotico indissolubili dal suo Messico.

Frida Kahlo nell'Autoritratto con Scimmia, 1938

Frida Kahlo resta nel Mito. Autoritratto con Scimmia, 1938. Ph. Sofia Obracaj

Spiccano nelle diverse sale e mostrano l’evoluzione nello stile pittorico con i riferimenti al contesto che li vide nascere, attraverso diversi elementi simbolici quali colori , piante ed animali. Sono una presenza fissa all’interno del percorso espositivo, che parlano al visitatore, prerogativa che non rende unica questa mostra ma la qualifica positivamente: Frida ha dichiarato al mondo la sua disperata dichiarazione di esistenza attraverso la sua effige.

Partiamo dal primo Autoritratto con Scimmia realizzato per Conger Goodyear, allora presidente del MOMA di New York, del 1938. Se l’animale è simbolo di lussuria, qui è come umanizzato nel suo abbracciare e proteggere la figura di Frida, e nel sottolineare la presenza del monile precolombiano. Si notano i due nastri, quello rosso che lega il gioiello e quello verde che cinge la bestia all’artista. Lo stesso colore si vede tra i suoi capelli, definito “di luce calda e buona” nel suo Diario, forse un riferimento alla pietra mesoamericana per eccellenza, quella impropriamente chiamata giada.

Frida Kahlo nell'autoritratto con collana di spine e Colibrì

Frida Kahlo resta nel Mito, Autoritratto con collana di spine e Colibrì, 1940, ph. artscore.it

Il nostro preferito è Autoritratto con Collana di Spine e Colibrì ( 1940), perchè al primo sguardo chiunque rimane colpito dalla potenza simbolica, dalla violenza timbrica dei suoi elementi. Il colibri in particolare appartiene alla cosmogonia azteca e unisce il culto della divinità solare al simbolo di reincarnazione e sacrificio, concetto avvalorato dalla collana di spine con un riferimento anche alla religione cattolica. Attraverso una via crucis di una Passione in vita dell’artista lo Huitzilopochtli (l’uccello associato al culto di Xipe-Tótlec), e i graffi sulla pelle, sanciscono un passaggio verso una rinascita nell’Arte.


Ecce Homo al femminile e collezionista preincaica

Nell’Autoritratto con Treccia, dipinto nel 1941 dopo il secondo matrimonio con Diego Rivera, i capelli sono un rinnovato simbolo di femminilità e di legame coniugale. L’artista per la prima volta in pittura si rappresenta nuda e indifesa con tutto il suo patrimonio genetico mesoamericano (la collana), protetta solo dalle foglie di acanto che alludono alla vita eterna.

Frida Kahlo e il suo Autoritratto con Treccia

Frida Kahlo resta nel Mito, Autoritratto con Treccia, 1941, ph. Sofia Obracaj

Ancora scimmie amorevoli nel secondo autoritratto con quattro di questi animali, del 1943, forse in questo caso rappresentano i quattro studenti di Frida Kahlo della Scuola di Pittura e Scultura di Città del Messico chiamati Los Fridos, i fedeli anche in seguito al peggioramento della salute dell’insegnante.

Firda Kahlo nell'Autoritratto con scimmie

Frida Kahlo resta nel Mito, Autoritratto con quattro scimmie, 1943, ph. Sofia Obracaj

Sempre un nastro, stavolta giallo, regala la bellezza del gioco compositivo nell’Autoritratto con Scimmia del 1945, dove al tocco leggero del colore è affidata la resa dei quattro soggetti. La figura dell’artista accanto a tre attributi della sua personalità umana e artistica, gli animali domestici quali la scimmia e il cane non a caso chiamato Señor Xóloti come la divinità dei lampi azteca, e all’idolo precolombiano che ricorda quello della mostra Il Sogno degli Antenati. Il nastro giallo come l’oro circonda anche la sua firma in alto, ancora una dichiarazione di “qui ed ora” che resta nella storia dell’arte mondiale. Lo stesso reperto precolombiano è rappresentato nell’Autoritratto alla frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti con la figura intera che divide un mondo industriale e velenoso, Detroit, da quello ricco di storia precolombiana e di figurazioni dello stato d’animo dell’artista.

Frida si ritrae al confine tra due mondi inconciliabili

Frida Kahlo resta nel mito, Autoritratto alla frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti, ph. Sofia Obracaj

Senza esaurire questa panoramica al Mudec vogliamo terminare con l’autoritratto del 1948. E’ il secondo dipinto con il tradizionale abito Tehuana, l’unico di quell’anno di gravi problemi di salute, per noi importante perché la sofferenza è rappresentata con l’assimilazione della lezione surrealista, trasformata negli anni alla luce della sua vicenda in maniera del tutto personale.

Frida in costume tehuana nell'autoritratto del 1948

Stupefacente autoritratto di Frida Kahlo del 1948, artscore.it

Il viso è l’unica parte in comunicazione con lo spettatore, l’unica parte visibile mentre il resto del corpo è soffocato dal male, protetto dal velo pietoso dei merletti. La chiusura intorno al capo del tessuto rende l’idea di un desiderio forte di liberazione impossibile e quel volto fuoriesce quasi come in una rappresentazione in 3d. Scendono alcune lacrime silenziose in contraddizione con lo sguardo fisso e volitivo, forse per la consapevolezza che la sua vita d’arte sarà consegnata ai posteri nel mito, fatto di resilienza e coraggio, ma anche di quel dolore che non si è scelto ma si è costretti a vivere e rappresentare.  

Michela Ongaretti

Frida Kahlo e il messico preincaico

Frida Kahlo resta nel Mito, visita alla mostra Il Sogno degli Antenati al Mudec, ph. Sofia Obracaj

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