Tracce di Sé anticipa Milano Oltre. Danza nell’arte al PAC

by Michela Ongaretti
0 comment
Tracce di Sé.1-artscore.it

Tracce di Sé è il titolo della performance di danza contemporanea di Chiara Ameglio e Stefania Ballone, che ha anticipato il festival Milano Oltre, in programmazione al PAC di Milano a Settembre. Una data unica che ha aperto le porte a visioni inedite nel dialogo tra architettura, spazio e luce, in relazione alla mostra di Luisa Lambri Autoritratto, a cura di Diego Sileo e Douglas Fogle.

Tracce di Sé. Osservazioni.-artscore.it
Tracce di Sé. Danza e osservazione. Ph. Sara Meliti
Interdisciplinari Tracce di Sé

Ci sono momenti nei quali  si comprende di voler superare un confine, spingersi oltre la propria zona di comfort quando giungono segnali di richiamo affascinanti dall’esterno. Con un leggero senso di vertigine sconfino dal mio ambito, accogliendo qualcosa che riconnette diverse esplorazioni nell’arte contemporanea, ammantando le discipline amate con nuove conoscenze. 

Chiara Ameglio e Stefania Ballone-artscore.it
Tracce di Sé. Prove generali. Ph. Sara Meliti

E’ l’interdisciplinarietà che mi prende per mano verso la danza contemporanea di Tracce di sé. Non saprebbero essere le mie parole adeguate a ricostruire un percorso intrapreso puramente in ambito teatrale, sebbene l’incanto dell’espressione corporea delle due ballerine potrebbe bastare a giustificare il desiderio di parlarne. Invece il lavoro di Ameglio e Ballone, che hanno studiato le coreografie lasciando posto a un margine di improvvisazione, è nato sotto il segno del dialogo con l’opera d’arte. Una ricerca, quella di Luisa Lambri, preesistente a sua volta secondo una genesi dialogica, voluta per abitare il PAC, con la suggestione del movimento nell’immagine, attraverso un’intima visione spaziale ed emozionale.

Le tracce sono molteplici, stratificate, al punto che l’unica esibizione del 22 giugno, si è rivelata  un’esperienza immersiva nell’ispirazione di una mostra costruita sulla stessa ispirazione. Una scatola cinese di poetiche, gesti, suggestioni visive da mondi lontani, geograficamente e disciplinarmente.

La mostra

Si intitola Autoritratto l’esposizione eccezionalmente ancora allestita, che omaggia la raccolta di interviste di Carla Lonzi, del 1969, ad artisti dell’avanguardia. Il volume restituiva al lettore una dimensione personale dell’esperienza sulle ricerche studiate, così con analogo intento le fotografie di Luisa Lambri introducono in un mondo fatto di intimi confronti con la concezione spaziale e architettonica del Novecento di Larry Bell, Robert Irving, Lucio Fontana, con la fotografia di Donald Judd, Lygia Clark. Ancora con  la casa progettata da Rudolph Schindler, gli interni di Álvaro Siza e Luis Barragán, il dinamismo tra pieni e vuoti di Ludwig MIes Van der Rohe, le finestre degli Strathmore Apartments californiani di Richard Neutra. Fino all’invasione della natura sulle superfici della Goldstein House di John Lautner, della Gropius House nel Massachusetts, con le foglie di philodendron che paiono voler occupare l’architettura brasiliana di Casa Fernando Millán, costruita da Paulo Mendes.

Le loro tracce restano nell’universo formale della fotografa attraverso dettagli che eludono la tridimensionalità architettonica, per per accogliere una percezione soggettiva, sensoriale ed emozionale dello spazio come fenomeno, dove il passaggio del tempo culla luce e movimento.

TRacce di Sé. Ameglio tra le opere al PAC. artscore.it
Tracce di Sé. Chiara Ameglio tra le opere della mostra Autoritratto. Ph. Sara Meliti
La performance

Il dialogo estetico e concettuale di Lambri con gli autori che pensano lo spazio stimola a sua volta le espressioni corporee di Tracce di Sé. Chiara Ameglio e Stefania Ballone mi spiegano che la performance traduce la mostra secondo tante letture quante sono le sale. E’ avvertibile la suddivisione in due parti, fluidamente susseguenti, distinte per il riferimento ad immagini più astratte nella prima, maggiormente attinente al mondo naturale nella seconda, ciascuna con uno stile coerente nella danza. 

La divisione tra i due “atti comunicanti” era riconoscibile nella coreografia sulla balconata, in corrispondenza di un effettivo confine tematico ulteriormente sottolineato dallo stacco degli spazi interni del PAC,  quando i passi di Ameglio hanno segnato un ponte tra le ispirazioni con movimenti più ampi ed incalzanti, ispirandosi  all’invasione vegetale sui dettagli fotografici dell’architettura brasiliana.

Tracce di Sé. Sulla balconata del PAC. artscore.it
Tracce di Sé. Dalla balconata. Ph. Sara Meliti
L’integrazione del pubblico

Tracce di sè è stata un’esperienza immersiva nel linguaggio del corpo, seguito nel suo evolversi da vicino, senza le delimitazioni di un palcoscenico. “Abbiamo ragionato su come percorrere lo spazio della mostra con i nostri movimenti e con la possibilità di essere seguite fisicamente dal pubblico, ci piaceva l’idea di creare movimento anche tra di voi, traghettarvi con la nostra danza all’interno del percorso. E’ stata anche una prova di integrazione per chi osservava, doversi posizionare attivando così una scelta di visuale senza disturbare il flusso della danza”.

Il punto di vista sullo spettacolo ha assunto quella dinamicità auspicata da Ballone, potendo di volta in volta godere di una prospettiva d’insieme o decidere di avvicinarsi fino a scorgere i minimi dettagli.

Performance tra il pubblico. artscore.it
Tracce di Sé. Danzatrici e pubblico. Ph. Sara Meliti
Momenti di danza concettuale

Dall’inizio le ballerine si sono esibite in alternanza, fino all’ultimo “ atto” dove le coreografie hanno comunicato tra loro. Ho assistito a vere e proprie interpretazioni di concetti, come emanati dalle immagini, attraverso l’energia sprigionata o trattenuta dal corpo. Talvolta le ballerine hanno operato una delimitazione del movimento ad alcune parti anatomiche, come le spalle nella primissima performance di Ameglio di fronte ai tagli di Lucio Fontana. 

Danza davanti ai tagli di Fontana. artscore.it
Tracce di Sé. Concetti spaziali. Ph. Sara Meliti

Ho compreso da subito la potenza simbolica dell’azione, come la ricerca sulla danza contemporanea non contempli primariamente il passo armonioso ma l’espressività gestuale che si può far portavoce di moti interiori come inquietudine o fragilità. Qui la forza poetica era affidata al concetto guida di soglia,  ben leggibile nei movimenti sincopati che suggeriscono il desiderio di uscire da sé per avvicinarsi all’altro che in questo caso è l’opera, nata a sua volta dall’avvicinamento ad altre ricerche, che a loro volta nella prima sala affrontano il legame tra spazio interno ed esterno e il suo superamento, quelle di Fontana e Schindler. 

Finale della performance al PAC. artscore.it
Tracce di Sé. L’ultima coreografia. Ph. Sara Meliti
Nascondersi e cercarsi

L’ultima parte della performance ha rappresentato un passo successivo nell’interpretazione dell’opera, senza dubbio più dinamica vista il coordinamento due ballerine. Ha lasciato la narrazione srotolarsi insieme alla coreografia, ed è stata ulteriormente attivate per lo spettatore perché restavano occultate le immagini fotografiche: se ne scorgeva il retro, stimolando l’immaginazione. In questo momento tra i pannelli misteriosi, “inizialmente ci rincorrevamo e nascondevamo l’una con l’altra, ma dal nasconderci cresceva l’esigenza di cercarci, poi ciascuna di noi si è staccata per creare dei moduli indipendenti”.

Danza contemporanea al PAC. artscore.it
Tracce di Sé. Avvicinarsi all’opera. Ph. Sara Meliti
Sonorità amazzoniche di Yifeat Ziv

Come Luisa Lambri ha innestato le sue tracce a quelle di altri artisti, così  le creatrici ed interpreti dello spettacolo hanno voluto fare con il lavoro di Yifeat Ziv vocalist sperimentale israeliana residente a Londra. Per comporre “The Amazonian Traces of self” si è rifugiata per una settimana nella foresta amazzonica registrando i suoi peculiari suoni, per poi intersecarvi i suoi vocalizzi. Le ultime coreografie della performance si accostano alle sequenze fotografiche della parte terminale della mostra, evocano la lussureggiante vegetazione pluviale, suggerendo anche le movenze degli uccelli che popolano l’Amazzonia.  

Tracce di Sé. Movimenti della Natura. artscore.it
Tracce di Sé. Come uccelli. Ph. Sara Meliti

Dopo un confronto con Ziv che ha spiegato l’essenza del suo lavoro, le ballerine hanno quindi arricchito l’esibizione di nuove tracce sonore pensando che potesse sposare perfettamente l’opera esposta. L’intuizione è stata felice, come quella di Rino De Pace che per Milano Oltre ha fatto e farà ancora incontrare nella sezione Affollate solitudini due sensibilità affini ma di formazione differente: classica quella di Stefania Ballone, professionista della Scala, squisitamente contemporanea quella di  Chiara Ameglio.

Per maggiori informazioni potete visitare il sito https://www.milanoltre.org/

Michela Ongaretti

Tracce di Sé.4-artscore.it
Tracce di Sé. Doppia coreografia. Ph. Sara Meliti

You may also like

Leave a Comment