Il Compasso d’Oro ADI premia il design sociale di Giulio e Valerio Vinaccia
DI MICHELA ONGARETTI
Sono particolarmente lieta della vittoria che per la prima volta nella storia del Compasso è assegnata al design sociale. Premiata è infatti la metodologia nell’ambito del design, utile a favorire e far innescare la miccia del progresso nelle specifiche condizioni di paesi in via di sviluppo, e per questo spero emulabile da altre menti progettuali negli intenti e nei risultati.
Vinaccia riceve anche la Menzione d’Onore per Tsara Project nel Madagascar, sempre design per lo sviluppo coinvolgendo anche le maestranze artigianali locali.
Giulio e Valerio Vinaccia hanno lavorato all’interno dei programmi di UNIDO sviluppando attraverso il design una metodologia d’intervento per creare sviluppo economico e sociale che non stravolga l’ambiente di riferimento dell’intervento, ma suggerisca interventi partendo dalle esistenti risorse umane, culturali e territoriali.
Inizialmente è Giulio Vinaccia ad entrare nel 2008, con l’ente internazionale, in un programma di sviluppo globale. Oggi coordina Creative Med, per lo sviluppo di quattordici cluster di industrie creative tra sette paesi del Mediterraneo.
Anche Tsara è stato portato avanti da Vinaccia con UNIDO, in questo caso con il fondamentale finanziamento del NORAD (Norwegian Agency for Development Cooperation ).
Il Madagascar è tra i paesi fortunatamente non in guerra uno dei più più poveri sul globo, dove le donne ai margini della società sono oltretutto prive per casta di ogni diritto sociale. Per una comunità di duemila di queste donne il destino è cambiato grazie alla creazione di Tsara: casa produttrice di borse e arredi in nylon e fibre naturali intrecciati, impresa nata per essere in futuro autonoma. Da questa iniziativa è nato poi il programma integrato Tsara Project, che interessa istruzione, assistenza alla salute e per l’impresa.
Giulio Vinaccia si dichiara soddisfatto per l’interesse suscitato dal design sociale e che i due premi possano sottolineare la sua reale possibilità di essere uno strumento di cambiamento per lo sviluppo.
Sin dal 1993 la sua carriera è stata interessata da molti altri interventi di design sociale internazionale, dal Brasile alla Svezia, dal Canada all’Afganistan, dall’Egitto, al Pakistan ed Haiti, operando non soltanto in paesi in via di sviluppo ma anche in situazioni del cosiddetto “primo mondo” dove la crisi è rappresentata da cambiamenti economici e sociali o da eventi catastrofici. Insiste infatti sul fatto che il design è “ un attitudine”, non attività fine a se stessa ma “progettazione del sistema di relazioni”, che può concretamente cambiare le condizioni di vita nel dare soluzione a determinati problemi.
I progettisti non vivono con la testa fra le nuvole ma ” operano in strutture complesse, con la difficoltà di rapportarsi con differenti figure professionali e umane e con culture e pratiche molto distanti”. Gli interventi per la valorizzazione economica e produttiva di un territorio è portata avanti in effetti attraverso progetti di design per l’artigianato coinvolgendo le competenze tramandate specifiche di ogni ambito geografico. Sicuramente il design non si può limitare al prodotto finito: quello sociale sta secondo Vinaccia prendendo piede anche in Italia, perché cambiano i bisogni, e il nostro sistema economico e culturale ci porta a vedere con occhi diversi il sostegno verso comunità in crisi sempre più vicine a noi.
Il premio è importante per l’organizzazione che ha sviluppato il progetto proprio perché si mostra il design come strumento attivo per combattere la povertà e generare reddito e e resilienza nei paesi del Sud, attraverso nuove forme di economia creativa”, dichiara Gerardo Patacconi, Direttore del Agri-Business Department di UNIDO. Dimostra che la creatività non è solo al servizio di chi ha molto denaro da spendere per un arredo originale, da esibire nel proprio salotto.
Michela Ongaretti