Dope Baroque è il titolo della mostra che Plan X Art Gallery propone a Milano come interessante operazione culturale e commerciale, tra virtuale e reale, fino al 15 luglio. Lo fa con tre artisti la cui ricerca amalgama con disinvoltura passato e presente, spesso con un risultato spiazzante dato dall’appropriazione di linguaggi e discipline con una precisa connotazione, stravolti in un’ottica postmoderna, o potremmo meglio dire “post-barocca”.
Per l’esposizione Julio Anaya Cabanding, Francesco de Molfetta e Giampiero Romanò sono presenti con otto pezzi, funzionali al confronto con l’arte barocca, secondo la visione dei due galleristi e curatori Nicolò Stabile e Marcello Polito.

Dope Baroque- L’ingresso alla mostra da Plan X Art Gallery
DOPE Baroque
Un Barocco in senso allargato, più che quello precisamente afferente ad un periodo storico, è il linguaggio dell’arte antica sviluppato attraverso l’irrompere di linee ridondanti nella ripetizione decorativa sfrenata. Riassume una logica formale di antitesi con la contemporaneità, più dedicata alla sintesi concettuale o geometrica. Con questo “Barocco” fanno i conti i tre artisti in mostra, donando una loro visione di riassorbimento, rielaborazione e capovolgimento di senso degli stilemi passati.
E’ un Passato che si insinua nel Presente, che lo accoglie dissacrandolo, il Barocco attualizzato dei tre artisti contemporanei di Dope Baroque. Il linguaggio di tutti e tre è spregiudicato, con un’audacia dal gusto pop nel risultato materiale di tre ricerche affatto similari.

Dope Baroque. Dettaglio del San Giovanni Battista di Caravaggio di Julio Anaya Cabanding. Courtesy Plan X Art Gallery
Julio Anaya Cabanding
Decontestualizzazione potrebbe essere una parola che si adatta a tutti gli artisti di Dope Baroque, in senso concettuale ma soprattutto fisico per lo spagnolo Julio Anaya Cabanding che porta l’arte da museo in strada, esattamente il processo inverso di quanto accade nel mondo con la street art. La riproduzione di un dipinto della gloriosa tradizione italiana ad esempio è accolta dal supporto di un comune e popolare cartone, e appare come un recupero fortunato da una discarica o un luogo abbandonato. La democraticità della visione di un capolavoro deriva dalla sua iconicità, a dispetto della separazione tra popolare e aulico, tra spazio chiuso, ( anche in senso metaforico), e aperto.
Per Dope Baroque Anaya Cabanding presenta due dipinti del 2020. Reinterpretano il ritratto di Ginevra di Benci di Leonardo e un San Giovanni Battista di Caravaggio, con un effetto trompe l’oeil delle cornici e del cartiglio museale.

Dope Baroque. tARTles di Francesco De Molfetta in mostra. Courtesy Plan X Art Gallery
Francesco de Molfetta
Francesco de Molfetta è da sempre uno scultore capace di unificare l’intento concettuale allo studio disciplinare preciso. Nel caso della sua produzione in ceramica, in particolar modo, la vena ironica e sagace si nutre della contrapposizione tematica tra contemporaneo e antico, leggibile nella forma e sulla superficie delle tre sculture esposte. Il pop è un passo oltre l’eccesso del barocco, che per De Molfetta ha qui il nome di porcellana di Capodimonte. Le sculture sono infatti state realizzate durante una residenza artistica presso le manifatture che tutt’oggi producono come nel diciottesimo secolo.

Dope Baroque. CacCapodimonte di Francesco De Molfetta da Plan X Art Gallery
Con Dope Baroque vediamo Insta-graces, CacCapodimonte e tARTles, tutti in porcellana con interventi in oro al terzo fuoco. Se la prima scultura esplora l’iconografia classica delle Tre Grazie stravolgendone l’espressione, le altre utilizzano la logica formale e funzionale di un vaso e di una zuppiera per amalgamare alla decorazione tradizionale elementi irriverenti e scherzosi.

Dope Baroque. Italian Flag di Giampiero Romanò. Courtesy Plan X Art Gallery
Giampiero Romanò
Giampiero Romanò, parte da un manufatto d’antiquariato precostituito, con una sua connotazione sociale e una funzionalità precisa. Lo specchio dorato che adorna le case della buona società, con una tradizione e un patrimonio di beni e di valori, si spacca, si divide in due o in tre superando la sua funzione di riflettere un luogo comune. L’antiquariato perdendo i suoi canoni estetici “logici” diventa concetto d’arte.

Dope Baroque. The Exit di Giampiero Romanò
Presenti in sala con Dope Baroque tre opere, The Exit, Open e Italian Flag, tutte realizzate nel 2020 con specchi antichi, tranne Open la cui cornice dorata in foglia oro racchiude una saracinesca ironicamente chiusa. The Exit e Italian Flag segmentano invece la superficie riflettente, con il trait d’union di una zip fuori luogo o di un tricolore metaforicamente incongruo.

Dope Baroque. Julio Anaya Cabanding, Francesco De Molfetta e Giampiero Romanò in mostra
Vernissage virtuale
Dope Baroque è visitabile sia online che su appuntamento. E’ stato possibile per me varcare la soglia della mostra in seguito all’invito alla vernice virtuale, sul sito della galleria. Una preview che certamente è mancata del contatto fisico con le opere, nel confronto con un pubblico che reagisca di fronte ad esse, ma che tuttavia ha permesso di muoversi con lo sguardo tra le sale evidenziando l’essenzialità dell’allestimento nella scarna ed elegante selezione.

Dope Baroque- Italian Flag di Romanò e CacCapodimonte di De Molfetta presso Plan X Art Gallery
A favore di questo tipo di presentazione del progetto va aggiunto che ogni singolo lavoro ha una sua scheda con le misure, specifiche tecniche e alcune foto d’insieme e dei dettagli, da diverse angolazioni per le sculture. Il sito è curato in quanto strumento utile per l’art lover e il collezionista, anche se resto dell’idea che una controparte concreta resti necessaria.
Dell’opinione che l’online rappresenti un compromesso che “consente velocità ma non ancora qualità di experience al 100%” è anche Nicolò Stabile che ha risposto ad alcune mie domande sull’argomento. Ha aggiunto che se il contatto diretto con l’opera, per apprezzarne i dettagli, risulta più difficile online, non tutti i collezionisti sono oggi pronti a questa modalità. Occorre una certa “predisposizione”, che il mondo dell’arte non ha ancora reso consuetudinaria.

Dope Baroque. Insta-graces di De Molfetta e due dipinti di Anaya Cabanding in mostra a Milano
Valori essenziali
L’aspetto concreto, che trascende l’immagine virtuale per funzionare meglio attraverso l’incontro con l’opera, è particolarmente evidente per lavori il cui supporto o il materiale determini l’effetto: di Dope Baroque penso all’integrazione concettuale di pittura e supporto per Julio Anaya Cabanding e alle finiture citazioniste rese con cura maniacale di De Molfetta.
La stessa selezione molto limitata di opere intende “andare a sottolineare il lavoro lungo e meticoloso che c’e dietro ad ognuna di esse. Sculture in porcellana di capodimonte , cornici antiche restaurate e reinventate e cartoni abbandonati dipinti con una tecnica impressionante necessitano di tempo e attenzione per la loro realizzazione”. Non è una pratica costante per i due soci di Plan X avere un numero così ristretto di lavori, ma si cerca sempre di valorizzare al massimo gli artisti coinvolti con un percorso di visita caratterizzato da non troppe “tappe”, per un un progetto di mostra collettiva.

Dope Baroque. Leonardo da Vinci. Retrato de Ginebra de Benci di Julio Anaya Cabanding. Courtesy Plan X Art Gallery
Il futuro del sistema dell’arte nel digitale
L’approccio tecnologico appare oggi necessario per la sopravvivenza e la nuova ripartenza del sistema dell’arte contemporanea, dopo la crisi sanitaria che ha caratterizzato la prima parte del 2020. Diversi attori e diversi strumenti saranno coinvolti in questo cambiamento che già si sentiva nell’aria da tempo. Le realtà storiche dovranno adattare la loro esperienza a questa nuova possibilità, mentre una galleria di nuova generazione come Plan X nasce già con una forte impronta digital. Forse però i nativi digitali potrebbero in futuro accogliere l’eredità delle prime strutturando maggiormente i contenuti critici, insomma facendo attenzione a non semplificare troppo, tendenza famigerata dell’informazione sul web.

Dope Baroque. vista d’insieme della mostra da Plan X a Milano
Polito e Stabile dichiarano di aver “sempre avuto chiara l’importanza della comunicazione online e delle sue enormi potenzialità, soprattutto se si vuole raggiungere un pubblico sempre più vasto e non geo-localizzato alle sole aree in cui si trovano le nostre sedi. Questo approccio ci ha permesso di raggiungere collezionisti in ogni parte del mondo e di dare molta più visibilità agli artisti con i quali lavoriamo”. Dope Baroque è stata preceduta, durante il lockdown, dall’esposizione esclusivamente online Social Distancing. Ha avuto successo ma i galleristi ammettono che le visite su appuntamento, da sempre programmate nelle loro sedi di Milano e Capri, consentono di instaurare un rapporto più personale e dedicato con il pubblico.
Michela Ongaretti