Enrico Robusti. La Pittura Iperproteica abita il Labirinto della Masone

by R. D.
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Enrico Robusti, Zampone e lenticchie tantisoldi per gente dalle zampine corte

Enrico Robusti, dopo aver vinto con una preferenza netta il premio Eccellenti Pittori-Brazzale 2019 con l’opera Made in Italy, espone La Pittura Iperproteica a cura di Camillo Langone. Fortemente voluta dal compianto Franco Maria Ricci, estimatore dell’artista e ideatore del Labirinto della Masone di Fontanellato, location unica della mostra personale fino al 17 gennaio 2021.

Enrico Robusti. Che grande cozzata

Enrico Robusti. La Pittura Iperproteica. Che grande cozzata, 2012

La Pittura Iperproteica

La pittura di Enrico Robusti è densa e voluminosa, come i personaggi che abitano le sue opere.
Il termine latino monstrum ha diverse accezioni tra le quali indicare un fenomeno prodigioso ma anche una persona eccezionale per caratteri e capacità: così il lavoro di Enrico Robusti è sorprendente per la sua spettacolarità, anche in virtù del grande formato. Autodidatta, pur avendo una laurea in giurisprudenza non praticherà mai la professione, e grazie anche a un’innata inclinazione artistica, riesce a imporsi prima come ritrattista per poi giungere alla propria, è il caso di dirlo, prospettiva.

Il titolo della mostra è già di per sé indicativo della peculiarità delle opere di Enrico Robusti. La pittura iperproteica da un lato celebra uno dei temi favoriti dell’artista, cioè il cibo inserito spesso in un contesto conviviale fatto di grandi tavolate. Dall’altro l’aggettivo indica il fatto che queste opere sono sovraffollate. La densità di personaggi fa pensare a una pittura “maximal”, le tele sono volutamente sovraccariche, tant’è vero che quasi mai l’artista ne lascia anche solo un angolo libero.

Enrico Robusti, Bar Italia

Enrico Robusti. La Pittura Iperproteica. Bar Italia, 2001

Vortici in prospettiva grandangolare

Anziché andare verso un’arte minimal, stanca e sfibrata, Enrico Robusti sceglie la sovrabbondanza e di situazioni e di significati. Ne è testimonianza questa esposizione che vede le opere, una trentina, raccolte intorno a tre nuclei tematici principali: le cibo, le coppie e il tempo libero. Senza scomodare categorie kantiane, Enrico Robusti rappresenta situazioni comuni dalle quali l’artista trae le proprie considerazioni mediante i titoli ancora prima che l’opera : il titolo è a tutti gli effetti un compendio del lavoro stesso. In Bar Italia, (2001), comincia a manifestarsi quel cambio di prospettiva tipica della pittura di Enrico Robusti ovvero la prospettiva grandangolare, detta fisheye (che ha il suo celebre precursore nel Parmigianino). Con questa si crea un effetto di distorsione, come una girandola vorticosa che può far perdere l’equilibrio, fatta di un’umanità distorta nel volto come nell’animo.

Enrico Robusti, Zampone e lenticchie tantisoldi per gente dalle zampine corte

Enrico Robusti. La Pittura Iperproteica. Zampone e lenticchie tantisoldi per gente dalle zampine corte, 2020

In Zamponi e lenticchie per gente dalle zampine corte, (2020), un gruppo di persone è stipato attorno a un tavolo dove fanno bella mostra le pietanze, che, si sa, sono d’obbligo perché portano soldi. E’ una situazione classica della fine dell’anno:  una grande tavolata a stento contiene tutti gli ospiti, i cui volti sono alterati dalla prospettiva che crea un senso di instabilità. E’ un vortice che pare inghiottire lo spazio-tempo; allo stesso modo i personaggi di questa opera si lanciano alla grande abbuffata.

Enrico Robusti. Made in Italy

Enrico Robusti. La Pittura Iperproteica. Made in Italy, 2019

Horror vacui all’italiana

Nell’opera Made in Italy, con cui ha vinto la manifestazione Eccellenti pittori-Brazzale 2019, siamo catapultati in una cucina dove tutti si affaccendano. Anche il cibo è travolto dalla prospettiva , è ovunque nell’opera. Donne si danno da fare ai fornelli mentre un uomo con un martello sembra intento a lavori di casa. E’ un tripudio dell’italianità più esuberante. In cucina si celebra il rituale della preparazione del pasto e del suo consumo, a cui ruota attorno un’aura quasi sacrale. Non si può amare Enrico Robusti se non si è pronti a rischiare un cambio di veduta, a lasciarsi coinvolgere nella compagnia che compone l’opera, come fa l’artista, nel definire con rapide e decise pennellate la propria visione.

Enrico Robusti. Doppio brodo

Enrico Robusti. La Pittura Iperproteica. Doppio brodo, 2009

La maialata, (2002) raffigura un rito tipico romagnolo, dove sono tutti intenti a consumare il maiale in tavola, come fossero avide bestie che azzannano la preda. Con Doppio brodo, (2009), siamo invece al mare, e non a caso l’artista accosta questo titolo alla tela. Il brodo è quell’acqua dove tutti sono immersi, l’uno attaccato all’altro, come fossero pezzi di carne in pentola. Non che in amore vada poi così bene. In Che grande cozzata, (2012), la coppia di protagonisti si avventa su un vassoio strabordante spaghetti con le cozze, quasi ingozzandosi, più interessati al cibo che ai risvolti romantici di una cena insieme. Sono entrambi in pantofole e abiti dimessi, un solo spaghetto è in comune e sembra tenerli assieme.

Enrico Robusti. Forget me not

Enrico Robusti. La Pittura Iperproteica. Forget me not, 2014

Le conseguenze dell’amore

Forget me not è un notturno, e di notte spesso ci ritroviamo a riflettere sulla nostra esistenza e per esteso sulla condizione umana in generale. Quest’ultima si rivela una cosa di poco conto rispetto a un universo che va avanti incurante dei nostri fardelli. Troviamo un uomo coi piedi sulla terra che cerca di trattenere a sé un ricordo che ha il corpo e il volto di una donna. Lei sta inesorabilmente per essere risucchiata da un infinito nulla, ormai sta svanendo.
Giulietto e Romea è una celebrazione dell’amore che vince gli ostacoli: un ragazzo dal marciapiede riesce a baciare l’amata in abiti discinti al quinto piano di uno stabile. Grazie alla costruzione di una prospettiva estrema, Enrico Robusti fa unire gli amanti.

Il tuo posto è qui tra noi (2005) suona un po’ come un macabro invito a prendere posto fra un gruppo di personaggi inquietanti. Dall’anziano col ghigno sul volto severo che tiene in braccio una coppia di gemelli siamesi, alla madre che, noncurante del figlio, preferisce le avances di un amante. Fino alla donna con un seno enorme sotto il quale trattiene un uomo con lo sguardo tutt’altro che rilassato.

Enrico Robusti, Giulietto e Romea

Enrico Robusti. La Pittura Iperproteica. Giulietto e Romea, 2012

Enrico Robusti tragicomico

Una pittura succulenta, farcita all’inverosimile di personaggi e circostanze che raccontano quello che è anche il nostro quotidiano. I volti dei protagonisti non sono sereni e felici. Inizialmente vengono dipinti dall’artista quasi come se non importasse della loro presenza, solo in un secondo momento si caricano di altre sostanze che l’autore percepisce durante la stesura del quadro e vanno a commentare quello che è il tema dell’opera. Possono essere volti che devono rivelare l’interiorità, quindi difficilmente partecipano all’immagine, alla scena più superficiale, ma hanno significati più reconditi. Enrico Robusti dipinge l’inadeguatezza dell’uomo di fronte agli eventi della vita. I suoi personaggi sono sempre intenti a fare qualcosa, come se fossero animati da uno sforzo interiore che li spinge a vivere a tutti i costi, anche se poi, spesso, la realtà li sovrasta.

Enrico Robusti. Vieni a sederti qui con noi

Enrico Robusti. La Pittura Iperproteica. Il tuo posto è qui tra noi, 2005

Da qui nasce l’aspetto tragicomico: spesso nella vita ci troviamo di fronte a situazioni dove ci sentiamo inadeguati, ma chi ci vede da fuori nota l’aspetto grottesco del nostro comportamento.

L’artista non parla tanto della società in sé. Si rivolge più all’uomo che si è costruito sia una società che un modo di vivere che lo condiziona. Un esempio sono proprio le situazioni sociali come quelle rappresentate dall’artista: nell’aspetto collettivo di quelle grosse tavolate imbandite, dove ci si ritrova spesso a cercare un atteggiamento consono, non riuscendoci. Le opere di Robusti sono vive rappresentazioni di quel vortice che è la vita, dove spesso l’uomo è travolto dagli eventi in un turbine in cui non è facile tenere la rotta.   

R. D.

La Pittura Iperproteica, a cura di Camillo Langone
Fino al 17 gennaio 2021 presso il Labirinto della Masone, Strada Masone 121, Fontanellato (PR)

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