Lo spirito continua ad abitare la carne nella pittura visionaria di Maurizio L’altrella, finalmente in mostra a Milano presso Fondazione Uomo / Fondazione d’Inverno con Galleria Nuovo Spazio Arte Contemporanea, a cura di Barbara Codogno. Ultra Spiritus/ Intra Corpore è il risultato dell’ultima intensa ricerca dell’artista, che presenta al pubblico una ventina di grandi tele nel suo linguaggio maturo e vivido.
Trasfigurazione in mostra
Lo spirito che conduce oltre l’immanenza del reale attraversa la materia nella rappresentazione trasfigurata del soggetto, secondo quella cifra stilistica osservata nelle ultime esposizioni berlinesi ( Preparing for darkness a cura di Uwe Goldenstein e Semita Luminis a cura di Isorropia Homegallery), che qui riflette sul sacro e sulla mitologia in un percorso di ampio respiro antologico. E’ inevitabile venire catturati in un universo denso di suggestioni alla Storia dell’Arte, con cui L’Altrella si confronta in maniera spregiudicata, portate letteralmente alla luce dalla sua corposa e peculiare pittura alla prima. Come già notato, l’oscurità cromatica da cui emergono le figure non è una scelta puramente estetica, ma configura una simbolica dimensione magmatica che racchiude una memoria iconografica, celando al suo interno i passaggi intermedi di un’apparizione figurale che esplode nel pieno della sua trasformazione.
Oscurità ed epifanie
Se nei lavori inediti è emblematica la metamorfosi dei personaggi , essi assumono sembianze riconoscibili nel tocco impetuoso di una tavolozza cangiante: alcuni sono demoniaci, altri afferenti alla tradizione dell’arte religiosa, altri in questa collezione appaiono misteriosi, mettendo in discussione l’originale natura armoniosa, e stabilizzata, di soggetti come Madonne con Bambino e Santi. Tutti sorgono dagli inferi della conoscenza e contro il buio combattono per realizzarsi, affinché lo spirito di tempi passati possa incarnarsi in una nuova figura la cui bellezza superi i paradigmi iconografici originari, pur mantenendone una traccia.
Una pittura radicale
Che la pittura non sia lingua morta, come recita il sottotitolo della mostra, è dimostrato dalle possibilità espressive della disciplina di L’altrella. Gli ultimi anni lo hanno visto impegnato nella grande sfida di realizzare il massiccio corpus di opere in esposizione. Esse dichiarano un passo in avanti nella capacità di veicolare un racconto ad una tecnica più avanzata, nella quale la figurazione nasce dalla pratica pittorica “radicale”: da un corpo a corpo con una materia che nella sua costruzione si lega indissolubilmente alla visione immaginifica, grazie alla selezione cromatica e allo stile della pennellata sempre più personali.
Figure di ieri e di oggi
Il repertorio iconografico su cui si concentra la rilettura dell’artista riguarda soprattutto i grandi maestri del Cinquecente e del Seicento fiammingo, italiano, spagnolo, a cui si aggiungono alcuni pittori del XIX secolo tra cui Eduard Manet, e William Turner. I riferimenti sono comprensibili, da quelli evangelici di Noli me tangere a Ecce Homo, agli episodi mossi dal misticismo come La notte in cui Toro Seduto apparve all’angelo. Fino al racconto mitologico dell’ibrido con le Centauromachie o alla Ninfa compiaciuta che rilegge Manet nella postura e sull’epidermide alabastrina.
Come i protagonisti dei dipinti di L’Altrella sono ritratti in uno stato di transizione, così la natura del richiamo tematico o stilistico spesso è molteplice. Tocca il XX secolo di Francis Bacon o Gerhard Richter con la suggestione visionaria di maestri visivi e visionari dedicati ad altre discipline, dalla ritualità del corpo di Bill Viola alla passione barocca di Peter Greenaway.
L’esito della ricerca va comunque oltre l’integrazione di tradizioni e ispirazioni: l’originalità di L’altrella sta anche, oltre allo stile pittorico, in alcuni leit motif negli anni resi più potenti. Mi riferisco soprattutto alla natura sciamanica, di connessione tra il corpo e lo spirito, dei suoi animali. Nella serie La madre dell’Eletto vediamo una Madonna dalle posture rubensiane, ma è assistita dai levrieri nel suo ruolo di coraggioso custode esoterico, fino a trasformarsi essa stessa in una Madre Lupo, saggia e selvaggia al contempo.
Lo spirito nell’ambivalenza
Come indica giustamente Barbara Codogno nel catalogo a corredo della mostra, spesso le figure di L’altrella vivono nell’ambivalenza tra impeto gestuale, dalla cui densità materica emergono “dettagli minuziosi di straziante intensità”. E’ ciò che concorre a “provocare in noi non solo l’apparizione della visione, ma un vero trasporto in quei mondi altri” in cui il sacro è un alfabeto evocativo che si mescola a suggestioni diverse, iconografiche e simboliche, presenti in diversi momenti del percorso pittorico.
Nel dipinto Michael l’Arcangelo sconfigge il drago: la bestia è una presenza ricorrente nel lavoro di L’altrella ( vedi La donna che cavalca il drago. Omaggio a Charles Lepec e La caduta di Nahash), che nel trittico su questo culto antico può essere visto come un doppelganger del guerriero celeste, sempre insieme e sempre opposti nell’iconografia religiosa. E’ un esempio fulgido di come l’artista riesca con un dettaglio a evidenziare per l’osservatore attento l’erudizione di un contenuto culturale, che tutta la composizione suggerisce: nota sempre Codogno come la luce azzurra della spada si riferisca alla Via Blu, quella retta che collega idealmente i luoghi di culto di San Michele. Dall’Irlanda alla Terra Santa, quel percorso detto anche “Via del Fuoco” o del “Drago”, annovera trentatré epicentri “ponti tra il cielo e la terra, duplici e terribili, perchè punti di coincidenza tra divino e demoniaco”.
Michela Ongaretti
Ultra spiritus intra corpore. fino al 14 novembre presso Fondazione Uomo / Fondazione d’Inverno, Via Vincenzo Foppa 46, Milano. Dal lunedì al giovedì 16:00-19:00. Gli altri giorni su appuntamento. www.fondazioneuomofondazionedinverno.com