Le intricate forme di Gabriele Memola alla Galleria Rubin
di Michela Ongaretti
fino al 21 giugno in via Santa Marta 10 a Milano
Senza Titolo, 2008, pennarelli acrilici su tela, 130 x 180 cm courtesy Galleria Rubin
Anche un artista non figurativo come Gabriele Memola, classe 1971, basa la propria ricerca sul disegno.
Tutta la sua personale visione in una veste squisitamente grafica, tracciata con pennarelli acrilici, la si può osservare presso la Galleria Rubin a Milano fino al 21 giugno.
Memola si è diplomato a Brera e torna da Rubin con la sua seconda personale milanese, dopo sette anni: ha realizzato per questa esposizione una nuova serie di lavori su tela di diverse dimensioni.
Un momento del vernissage di Gabriele Memola presso la galleria Rubin, ph. Sofia Obracaj
Il disegno è sicuro, senza ripensamenti delimita forme geometriche che si “agganciano” le une alle altre creando una texture brulicante, come un’esercito di piccoli elementi descritti con l’arma propria del fumetto, il pennarello. Quella la cui rapida asciugatura permette il non interrompersi di un flusso formale e gestuale, che è l’essenza della composizione di ogni opera di Memola.
In realtà se noi osserviamo da lontano queste tele scorgiamo una sagoma addensata, compatta di questi elementi, come uno sciame, a velare uno strato sottostante più scuro o più colorato rispetto al bianco e nero in primo piano. Come uno sciame nell’avvicinare il nostro sguardo rivela la sua differenziazione in mille parti coese a ricoprire la superficie.
Senza titolo, 2008, pennarelli acrilici su tela, 250 x 250 cm, particolare. Courtesy Galleria Rubin
Quelli che per alcuni sono segni, sono nella loro logica nient’altro che linee, perchè seguono un andamento, e la forma che ci regalano è data dall’arrampicarsi continuo come un ragionamento. Questa linea, linea che si contorce, linea che si ramifica, intreccio senza fine avviluppato sopra la superficie della tela, sempre suggerisce e lascia intravedere quel piano sottostante confermato e confortato nel suo essere piano vuoto da un oggetto o un addensarsi di materia, a volte rossa come un organo interno protetto dall’intelaiatura della cassa toracica. Solo che nel nostro mondo l’apparenza è quella che permette una visione, l’immagine esteriore fa da scudo a ciò che solitario non sopravviverebbe: siamo vivi grazie alle nostre sovrastrutture, e per questo ad esse è affidato un messaggio in una breve scritta, che viene nascosto dagli intralci quotidiani per non farsi troppo scoprire, ed eliminare perché sporca la fluidità, una fluidità che vista da vicino non è poi così netta.
Riflessioni davanti ad una tela di Memola durante il vernissage del 7 giugno, ph. Sofia Obracaj
I lavori di Memola sono più sensati, più armonici da lontano, ma rivelano il loro brulicare di presenze scomposte da vicino, rivelano tutte le fratture di un mondo in pezzi, che si regge grazie a una struttura ordinata e poco comprensibile per chi ne vive l’insieme, e il suo effetto, per tutti coloro che ad un certo momento leggono tra i segni o le linee e che si illudono per un attimo di aver sbrogliato la matassa. Osservo meglio e ancora, e mi rendo conto di non esser fuori dal labirinto di Escher.
Una tela da vicino, Gabriele Memola presso la Galleria Rubin. ph. Sofia Obracaj
La Galleria Rubin è nata a Milano nel 1997 per concentrarsi su pittura e scultura contemporanea, italiana ed internazionale. Gli obiettivi principali sono due: esaltare il valore manuale dell’eccellenza nelle tecniche artistiche e lanciare giovani talenti italiani sia in patria che all’estero, in rappresentanza esclusiva. Inoltre si impegna a sviluppare progetti site-specific e accompagnare la commissione di opere, grazie alla collaborazione di istituzioni private e pubbliche, e ai suoi collezionisti.
Fondata o da James Rubin e Christian Marinotti, entrambi “figli d’arte” di importanti galleristi e collezionisti: rispettivamente Lawrence Rubin fu tra i maggiori galleristi statunitensi dagli anni Sessanta agli anni Novanta, e Paolo Marinotti fu fondatore delle attività di Palazzo Grassi a Venezia. Oggi i tre direttori della galleria sono James Rubin, Paolo Galli e Pierre André Podbielski.
Scorcio di via S. Marta dalle vetrine della galleria Rubin, ph. Sofia Obracaj
Per trovarla bisogna addentrarsi nella struttura a ragnatela della zona più antica di Milano, tra via Torino e Piazza Cordusio, quella denominata oggi delle “5vie”. Facilissima da scorgere per i turisti che cercano il respiro della Storia cittadina, le sue due vetrine d’angolo valgono sempre una sosta.
Michela Ongaretti