Volevo nascondermi. Ligabue comunica con l’arte nel film di Giorgio Diritti

by Giada Destro
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Volevo nascondermi. Elio Germano

Volevo Nascondermi, ultimo lungometraggio di Giorgio Diritti, è un biopic che narra la vita travagliata di uno dei più importanti artisti italiani del ‘900: Antonio Ligabue.

Riscuote un notevole interesse della critica vincendo sette premi ai David di Donatello come miglior film, migliore regia, migliore attore protagonista, migliore autore della fotografia, miglior suono, migliore scenografo, miglior acconciatore. Due premi agli European Film Awards come miglior fotografia e migliori costumi, miglior film dell’anno ai Nastri d’Argento. Inoltre il protagonista Elio Germano vince l’Orso d’Argento come miglior attore al Festival di Berlino.

 

Volevo nascondermi. La solitudine di Ligabue

Volevo nascondermi, film pluripremiato nel 2021


Sinossi

Il piccolo Toni, figlio di una emigrante italiana molto povera, viene dato in affidamento ad una famiglia che lo prende in carico più che altro per soddisfare esigenze economiche che per prendersi cura di lui. Animo sensibile ed estremamente bisognoso di una accogliente sfera affettiva, cresce sviluppando una incapacità comunicativa e ritirandosi ai margini della società trovando pace nella solitudine e nella relazione con il mondo animale.

 

Volevo nascondermi. Scena del film

Volevo nascondermi. Il Ligabue di Giorgio Dirittti. @Chico De Luigi


Poco più che adolescente viene cacciato dalla Svizzera, suo Paese adottivo, perché ritenuto psicologicamente instabile e scortato in Italia nelle campagne reggiane a Gualtieri.
Straniero in una terra inospitale, passerà il resto della sua vita in questo luogo che gli donerà momenti di grande sofferenza alternati a riconoscimenti non solo umani ma anche artistici.

 

Volevo nascondermi. Elio Germano

Volevo nascondermi, una scena del film di Giorgio Diritti


Liberazione nell’arte

La pellicola impregnata di coraggio, ci conduce attraverso le tappe fondamentali della crescita dell’artista, sprofondiamo nella sua intimità grazie all’impeccabile recitazione di Elio Germano, che ha saputo con onestà reinterpretare i moti d’animo di un uomo incompreso, altamente lontano dalle convenzioni sociali. Non è così importante che l’immagine di Ligabue sia stata riportata nella sua integrità da Diritti, quello che commuove è scorgerne la Verità.

In Volevo nascondermi Germano è riuscito a mettersi in comunicazione con quelle ferite, quelle speranze e quell’energia pura di un uomo che ha trovato nell’espressione artistica (pittorica e plastica) una via di “liberazione” da quei mostri che con tanto impegno la madre adottiva voleva estirpare dalla sua testa.

 

Volevo Nascondermi. Antonio Ligabue

Volevo Nascondermi. Per Antonio Ligabue siamo tutti animali


Siamo tutti animali

Fulcro di tutta la storia di Volevo nascondermi è la scena in cui di fronte a una tela bianca Toni cerca l’ispirazione attraverso le sue emozioni: urla, si rotola a terra, scalcia e ruggisce. Scava nella profondità del suo animo, squarcia le ferite, ne beve il sangue e poi risale vittorioso con il suo intimo Sacro Graal creando immagini tanto spaventose nei soggetti ritratti, quanto teneri e gioiosi nella forma. La sua anima giovane e pura di fanciullo vive nei suoi lavori e lo tengono costantemente in contatto con quella dimensione di sincerità che solo i bambini e gli animali sanno vivere.

 

Volevo Nascondermi, Ligabue con i bambini di Gaultieri

Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti. Ligabue e l’infanzia


Siamo tutti animali dirà ad un certo punto, ma questa sua affermazione non è squalificante anzi è molto più profonda di quanto è possibile raccontare. Le sue opere e il suo stare al mondo lo evidenziano con autenticità: la sensibilità e la genuinità dei soggetti e del gesto pittorico così come della semplicità sconcertante delle sculture di terracotta realizzate con la sua saliva e il suo sudore, consacrano la sua anima elevandola alla dimensione di artista.

 

Volevo nascondermi. Sul set

Volevo nascondermi. Giorgio Diritti sul set con Elio Germano


Una regia delicata e rigorosa

La ricorrenza di tematiche nel cinema di Diritti non impedisce di gustare la delicata regia di Volevo Nascondermi. I movimenti di camera quasi inesistenti e le inquadrature dettagliatamente studiate come una tela pittorica fanno da contrasto agli impeti e agli istinti primordiali di Ligabue con grazia e delicatezza. Diritti non è mai invadente e soprattutto non cerca riconoscimento lasciando spazio a Germano, a Toni, che può esprimere la sua natura contraddittoria senza dolorosi limiti scenici.

 

Volevo Nascondermi. Pittura e fragilità

Volevo Nascondermi. Elio Giordano è Ligabue con i suoi autoritratti


Il regista ha saputo raccontare la natura di Ligabue grazie alla forte antinomia che possiamo scorgere tra il linguaggio artistico di Antonio e quello dello stesso Diritti: la dimensione autentica e primitiva, priva di formalismi che nasce da una forte necessità interiore del primo è in netto contrasto con il rigore narrativo del secondo, che cerca di contenere con grande eleganza gli impeti del maggior esponente di quella che fu definita arte naïf.

 

Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti. Verso Reggio

Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti. Scultura in viaggio


Volevo nascondermi nel colore

La pittura di Ligabue afferisce a quella che viene chiamata arte “ingenua”, nel suo caso anche arte della disperazione: la solitudine devastante che è costretto a vivere lo porta a costruire una sua realtà illusoria, a sognare ad occhi aperti di avere accanto a sé un amore che gli possa donare calore. Nei suoi lavori questa sofferenza viene raccontata attraverso colori acidi e scene di lotte, caccia o autoritratti dallo sguardo basso e triste.

 

Volevo nascondermi. In mostra

Volevo nascondermi. Germano-Ligabue tra i dipinti della sua mostra romana


La comunicazione dell’outsider

Ritorna così nel lavoro di Diritti il tema dell’outsider, della società che spinge ai margini il diverso, che lo allontana rendendogli difficoltosa la cosa più indispensabile per l’uomo: la comunicazione. In Volevo nascondermi e nella realtà Ligabue trova spazio in questo contesto grazie alla sua arte: gli artisti che lo incontrano credono in lui, lo aiutano a farsi conoscere e a diffondere il suo lavoro.

 

Il pittore Antonio Ligabue davanti ad un suo dipinto

Antonio Ligabue davanti ad un suo dipinto. Courtesy Museo Ligabue


La vita pone sempre in alternanza costrizioni e ancore di salvataggio, e così è stato per Toni. Ma a conclusione dei suoi giorni, qualcosa ancora non gli è stato concesso: l’amore. Non è poi quello a cui in fondo in fondo tutti aneliamo? Forse non tutti, forse non in ogni momento della vita, ma è evidente come Ligabue abbia desiderato quell’aspetto di appartenenza emotiva privatagli fin da bambino.

 

Volevo Nascondermi. Elio Germano in una scena del film

Volevo Nascondermi. Ligabue e le donne


 

Dammi un bacio!

Sulla sua lapide leggiamo: (…) egli desiderasse solamente libertà e amore. “Ho provato tanto freddo nella mia vita, il caldo non lo sento proprio” dirà un pomeriggio di luglio indossando un cappotto nuovo. Un profondo senso di solitudine esala dalla pellicola così come dai suoi lavori: scene di caccia, animali che ringhiano, centinaia di autoritratti, fiori, natura, colore e sculture gettate nel fango. Rabbia e solitudine, incomunicabilità e speranza di amare e di essere amato.

 

Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti. Antonio Ligabue allo specchio

Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti. Il cappotto in luglio


Anche quando raggiunge il riconoscimento artistico fuggirà per raccogliersi emotivamente osservando un uomo dormire per strada. La condivisione e il riconoscimento umano lo portano sull’attenti ogni volta che la vita gli offre altro.
Perché, come si diceva poco fa, eliminando ogni substrato di convenzioni, desideri sociali e successo, quel che rimane è l’agognato raggiungimento del sogno di Amore in un susseguirsi disperato di “Dammi un bacio”, richiesta che Ligabue farà ripetutamente nella speranza di ottenere un gesto d’amore, il più semplice e intimo che si possa desiderare.

 

Volevo nascondermi. Un sogno dell'artista

Volevo nascondermi. Il sogno d’amore di Ligabue


In Volevo nascondermi Ligabue morirà nella solitudine di una camera di ospedale, scivolando in un agognato istante di serenità nella visione di sua madre che lo richiama a sé.
Un finale romanzato che vuole da una parte sollevare lo spettatore da una visione nichilista e dall’altra confermare la coerenza di una esistenza, quella di Antonio Ligabue, destinata a un piano più grande che va oltre la vita stessa dell’artista.

Giada Destro

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