C’era una volta la cronaca nera. C’erano una volta Milano, e la fotografia

by Michela Ongaretti
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C'era una volta la cronaca nera. Ultima Edizione.
C’era una volta la cronaca nera. Se il crimine tutt’oggi è di grande richiamo per il pubblico, un tempo i codici linguistici erano diversi, e la fotografia aveva un valore immediato e prepotente. C’era una volta il quotidiano la Notte, che usciva anche di pomeriggio.

Bookcity mi ha dato l’opportunità di incontrare gli autori del libro Ultima Edizione. Storie nere dagli archivi de La Notte, edito da Le Milieu. E’ il frutto di tre anni di lavoro di selezione di 200 immagini, da 150000 negativi di immagini inedite.

 

C'era una volta la crocnaca nera. Foto de La Notte

C’era una volta la cronaca nera. Immagine tratta da Ultima Edizione. Storie nere dagli archivi de La Notte. @Università degli Studi di Milano Centro Apice

 

Nera in mostra e in un libro

Le fotografie studiate negli archivi de la Notte ha portato anche ad una mostra presso la Questura di Milano. Luogo quanto mai indicato se si pensa che quei codici giornalistici rivoluzionati da la notte negli anni sessanta non si sarebbero sviluppati senza la presenza delle forze dell’ordine, che facilitavano in quegli anni con naturalezza  l’ingresso della macchina fotografica sulla scena del crimine.

Lo spaccato di vita attraverso le immagini epocali che permettono di ragionare sul senso dell’immagine fotografica, è stato possibile Il gruppo di lavoro è costituito da Alan Maglio, fotografo e artista, Luca Matarazzo, fotografo e fotoreporter, e Salvatore Garzillo, cronista di nera dell’Ansa.

 

C'era una volta la nera della Notte

C’era una volta a Milano. Ultima Edizione. Storie nere dagli archivi de La Notte. @Università degli Studi di Milano Centro Apice

 

Milano spara e scatta

Sono venuta a vivere a Milano nel 2006. Allora via Gioia, dove passo tutti i giorni, era una zona di spaccio, mi faceva paura. Ma stava già cambiando. Dico questo se penso che è stata una fortuna non esser nata quarant’anni prima, in un qualunque quartiere potevano volare proiettili.

C’era una volta Milano negli anni d’oro de La Notte. Città dove si sparava tantissimo, si uccideva tantissimo, ricorda Maglio che rammenta dei giornali del pomeriggio, che uscivano con foto grandi e storie truculente . E ricorda anche quanto questa estetica della violenza affascini chi non l’ha vissuta in prima persona, anche solo trovandosela sulle locandine alle edicole, per chi ha meno di cinquant’anni.

 

C'era una volta il quotidiano la Notte. Tagliatelle alla P38

C’era una volta la cronaca nera. Tagliatelle alla P38. Una storia dagli archivi de La Notte. @Archivio Sormani

 

L’estetica della violenza

Per chi come me ha una visione dell’arte disciplinare e spirituale al contempo, quella delle foto dei reporter di cronaca nera potrebbe non essere arte affatto. Eppure lo è, suo malgrado.

In fin dei conti l’intenzione è chiara, quella semplicemente d’intrattenere. Per quanto possa essere sconvolgente, è un dato di fatto che il sangue, la morte, il crimine in generale, soddisfi la curiosità umana. Del resto era così durante le esecuzioni capitali nel XVI secolo, tutto esaurito in strada, ed è così con le serie televisive degli ultimi anni. 

 

C'era una volta la cronaca nera.Foto dall'archivio de La Notte

C’era una volta il quotidiano la Notte. I protagonisti dai suoi archivi. @Cristina Nutrizio

 

C’era una volta e ancora resiste la fascinazione del reato, negli anni Sessanta de La Notte rappresentata da piccoli, futili crimini che disseminavano paura in ogni angolo di questa città, che un tempo era fatta di povertà e degrado su larga scala. Insomma era un pò un’abitudine che continuava ad incontrare il favore del pubblico e al servizio della sua comunicazione c’erano giornalisti avvezzi al macabro e reporter svelti come faine a scattare sul cadavere caldo, col favore di un poliziotto pronto a sollevargli il lenzuolo.

Dopo il lavoro incrociato di diversi archivi al Centro Apice, dopo aver parlato con quei fotografi, con i direttori del giornale e giornalisti, c’è chi si è fatto un’idea del motivo di questa fascinazione. Alan Maglio sostiene che c’era una volta e c’è ancora l’accostamento della tragedia, della morte, al contesto famigliare. Vedere che quel delitto è inscenato nel quartiere dove si vive, lo rende più che mai degno di vivo interesse.

 

C'era una volta un arresto de la Notte

C’era una volta la cronaca nera. Arresto nel volume Ultima Edizione. Storie nere dagli archivi de La Notte. @Università degli Studi di Milano Centro Apice

 

C’era una volta il fotografo operaio

Quello che quindi, nel lungo periodo di vita del quotidiano La Notte ( 1952-1995), si impose come un linguaggio vincente, non aveva pretese artistiche ma entrava nella casa di moltissimi italiani. 

Nemmeno i fotografi alla domanda di chi sia uno dei tanti scatti, si ricordano se sia loro, era un lavoro di routine che generava cinismo di fronte ai fatti caldi di sangue. L’immagine aveva un valore immediato, di sintesi della storia, ma nella ricerca del lettore “veniva data dignità a tutte le storie”, come afferma Matarazzo. Lo scoop doveva esserci anche nella combinazione con i titoli sdrammatizzanti, accattivanti, ironici e di sicuro effetto, per colpire il bersaglio del pubblico. Contava per questi addetti “ tornare a casa con l’osso tra i denti. Con il pezzo illustrato”, come spiega Garzillo citando il cronista Maurizio Donelli. 

 

 

C'era una volta un archivio. Negativi de la Notte

C’era una volta la cronaca nera. Ultima Edizione. Una bustina di negativi di una serie fotografica dagli archivi @Alan Maglio e Matteo Matarazzo

 

C’era una volta la cronaca cruda, il voyeurismo della morte che era l’unico codice consapevole dei fotografi de La Notte, che si consideravano operai nella catena di montaggio dell’informazione veloce. La cosa più importante era la testimonianza istantanea. La strage del ristorante Le Streghe aveva il suo menestrello moderno ancora con i cadaveri presenti, nel 1979, lo strillone con i giornali freschi di stampa immortalato nella sua noncuranza di distributore ambulante.

 

C'era una volta la cronaca nera. Ultima Edizione.

C’era una volta la cronaca nera. Omicidio iconico nel libro Ultima Edizione. Storie nere dagli archivi de La Notte. @Università degli Studi di Milano Centro Apice

 

La morte si fa bella

Eppure, seppur con la semplicità dell’istantanea, alcuni sono piccoli capolavori compositivi, piccole sceneggiature ad azione concentrata, con una composizione narrativa solida, se visti con occhio esterno, di chi non era lì. Sto pensando ad esempio dell’assassinato riverso sulla sedia del barbiere, tra gli specchi e la prospettiva del locale, come in un film su Al Capone. Si possono leggere anche diversi livelli interpretativi, che generano sorprendenti sfaccettature di emozione, come il carabiniere su una bici da bambino, ad un primo sguardo comica, e in seguito agghiacciante quando si capisce che segue l’omicidio di un bambino. Quell’oggetto è tutto ciò che resta di quella giovane vita.

 

C'era una volta la cronaca nera in famiglia

C’era una volta la cronaca nera in famiglia. Ultima Edizione. Storie nere dagli archivi de La Notte. @Università degli Studi di Milano Centro Apice

 

Documenti di Storia del Novecento

C’era una volta e ora non c’è più. Queste immagini sono forse per noi oggi anche come capolavori inconsapevoli, ma quel è certa la loro importanza storica, di documento autentico della vita in Italia. Sono ricche di dettagli che aiutano a ricostruire un’epoca nella sua quotidianità, con le abitudini dei ritratti e con lavoro del reporter e del giornalista. Il fotografo entrava fisicamente nelle case, nei ristoranti, nelle botteghe dove si consumavano i crimini, senza il filtro degli uffici stampa odierni, senza garanzie di privacy.

Rendeva tutto più diretto anche il fatto che le procedure di tutela erano lontane da essere applicate come ora, i testimoni erano liberi di essere fotografati, i poliziotti in borghese si mettevano in posa. E’ vero che gli autori hanno dichiarato di essersi concentrati sull’aspetto emotivo nella selezione dei negativi per il libro, ma è anche vero che lo stesso motore del crimine è qualcosa di “storicizzato”, non più attuale, come le piccole vendette per le offese subite. Come il giornalista al telefono, o che ride accanto al morto.

C’era una volta la Milano come un setting reale di un racconto nero, corale, tra le piccole officine e i palazzi di ringhiera, con i muri scrostati e il bagno al termine del ballatoio. 

Michela Ongaretti

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