Marisa Merz è al centro di un progetto espositivo della strepitosa Collezione Olgiati, visitata per la prima volta al LAC di Lugano in occasione di Wopart 2019. Risale a quei giorni l’inaugurazione della retrospettiva dedicata all’unica esponente femminile del gruppo dell’Arte Povera, con la selezione che evidenzia la tematica ricorrente nella sua ricerca, ossia la particolare attenzione al volto o alla figura.
Quarantacinque opere tra le più iconiche, rappresentano l’approccio emozionale e intimista interpretato attraverso la geometria su differenti materiali e discipline artistiche. L’artista tra le più significative protagoniste della scena artistica italiana dagli anni Sessanta, è scomparsa a luglio di quest’anno, lasciando il patrimonio di una vita con opere mai visionate al pubblico.
Collezione nella Collezione
Beatrice Merz ha curato il progetto espositivo, sviluppato con la collaborazione della Fondazione Merz, avvalendosi di prestiti provenienti da collezioni pubbliche e private soprattutto svizzere. La retrospettiva fa parte di una serie d’iniziative dedicate ad artisti presenti nella Collezione Olgiati, di cui potremo seguire il prossimo atto dopo il 12 gennaio.
Marisa Merz. Geometrie sconnesse palpiti geometrici si accosta inoltre ad una prestigiosa e ricca selezione dei grandi del Novecento. Questa costellazione di artisti dal firmamento della raccolta di Giancarlo e Danna Olgiati, dove il trait d’ union concettuale e allestitivo prende le mosse da alcuni esempi dell’Arte Povera, avvalora la posizione dell’artista nel panorama contemporaneo, oltre ad emozionare con la preziosa ed intrinseca logica di una collezione di esemplari storici, fatta per restare nel tempo.
Una retrospettiva
L’orizzonte creativo di Marisa Merz viene presentato in tutta la sua parabola temporale ed esplorato nelle sue diverse declinazioni disciplinari. Lungo la carriera cinquantennale dell’artista troviamo senza soluzione di continuità diverse modalità espressive qui rappresentate: dal disegno su diversi supporti alla scultura in argilla cruda alle tessiture di filo di rame e di nylon e agli oggetti trasformati in cera.
In particolare, tra i capisaldi della produzione di Marisa Merz, è da segnalare l’indagine sul filo di rame. E’ un materiale che si fa segno, un mezzo che studia i confini tra disegno e scultura. Tali interventi dagli anni Settanta si costituiscono sempre più in opere ambientali, come nella grande installazione lavorata a maglia del 1979, mai più esposta, che occupa una grande parete ad apertura della mostra.
Seguono in ordine spaziale e temporale, dagli anni Ottanta in poi diversi disegni e tecniche miste su vari supporti, e un nutrito gruppo delle celebri testine in terracotta. Va detto che ogni pezzo ha una sua genesi compiuta, nel senso che il disegno non serviva come studio preparatorio: sebbene oggi possa essere tracciato un percorso continuativo tra un lavoro e l’altro, essi non venivano presi più in considerazione una volta terminati.
Geometrie sconnesse, palpiti geometrici
Si trattava tuttavia di un impegno costante, dal respiro continuo. Il “disegno espanso” di Marisa Merz confermava la sua esistenza anche mentre lo attuava in maniera nascosta, nella quotidianità di altre produzioni o mentre accompagnava il marito nei suoi spostamenti. La frase autografa e sibillina che dà il titolo alla retrospettiva era appuntata su una parete della sua casa-studio e fornisce una guida al suo universo artistico, dove il rigore di una ricerca inesauribile sulla forma riesce a manifestare una liricità intima, e secondo la mia lettura una vulnerabilità esistenziale.
Marisa Merz e la Collezione Olgiati
Sul perché sia stata una scelta importante in questo momento creare un’esposizione su Marisa Merz a Lugano, tra le opere della Collezione Olgiati, risponde Mariano Boggia, Collection manager della Fondazione. Ha emozionato sentire nella sua voce la commozione durante la conferenza stampa di presentazione della mostra. Essa è intesa come una sorta di testamento, dato che l’operazione fu iniziata con l’artista ancora in vita.
La collaborazione nel circuito dell’importante istituzione museale Masi Lugano si rivela nell’allestimento preciso dell’annuale selezione inedita di opere provenienti dalla raccolta, grazie al quale è fisicamente collegata l’opera di Marisa Merz ad alcuni esempi dell’arte povera, “vista nei suoi primi vagiti”. Qui al Masi è di casa la collaborazione tra Collezioni con i prestiti che hanno reso completo il lavoro curatoriale della Fondazione Merz.
Marisa Merz è inoltre presente nella raccolta degli Olgiati con tre opere, sempre secondo le parole di Boggi, dal segno distintivo d’intimismo e spiazzamento. Attraverso tutto il corpus artistico de Geometrie Sconnesse palpiti geometrici si presenta al pubblico una donna nei diversi stadi di evoluzione che con una radicale disciplina di vita sconfiggeva il tempo, e nel tempo la pratica nella sua opera mantiene le stesse caratteristiche di pensiero. Non c’era un progetto iniziale ma non veniva lasciato tutto al caso, Marisa Merz prevedeva l’esito del lavoro che iniziava su carta o su tela.
Tracce di volti
La traccia curatoriale sulla quale si accentra la logica di selezione per creare un percorso è data dall’attenzione al volto o alla figura in generale. Un tema ricorrente ma che mai ha voluto svilupparsi consciamente, perchè quella costante attività era spesso nascosta e mai programmata, per evitare definizioni. Esisteva un tentativo di depistaggio della stessa Marisa Merz che voleva far perdere le tracce contingenti di un ‘opera, come ad esempio titolo o data: essa fluttuava nel tempo e manteneva vivida attenzione sul processo grazie alla sua imprevedibilità.
Certo viste oggi, dopo il lavoro sistematico di Beatrice, le opere sembrano intrattenere tra loro un dialogo serrato “ un campo di forza scandito da un successione di volti sconosciuti e trasfigurati, ma profondamente reali”, come scrive la figlia nel testo introduttivo al catalogo bilingue. Eppure quelle stesse figure eseguite attraverso “ la sovrapposizione di segni e materie, in un ritmo quasi ossessivo”, richiamano la dialettica tra la disciplina e intimismo, tra la costanza di una vivida attenzione e la sua imprevedibilità.
Michela Ongaretti
Marisa Merz. Geometrie Sconnesse palpiti geometrici, fino al 12 gennaio 2020
Collezione Giancarlo e Danna olgiati, Lungolago Riva Caccia 1, Lugano