Hangar Bicocca in cortocircuito. In mostra l’interferenza secondo Chen Zhen e Neïl Beloufa

by Alisia Viola
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Hangar Bicocca. Chen Zhen, particolare di Six Root- Childhood-Boy

Hangar Bicocca in “cortocircuito” con Chen Zhen (Shanghai, 1955 – Parigi, 2000) e Neil Beloufa (Parigi, 1985), che approdano a Milano con due grandi retrospettive. Due figure totalmente agli antipodi per stile, supporti e concetti, ma entrambi basano la propria ricerca sulla creazione di cortocircuiti sensoriali e simbolici, dove ogni opera assume un senso individuale, tuttavia al contempo necessita una lettura d’insieme per essere percepita come installazione unitaria. Cortocircuiti differenti, ma entrambi pongono l’accento su tematiche strettamente legate alla natura tecnologica e consumistica dell’era contemporanea. 

 

Hangar Bicocca. Chen Zhen, Dancing Body, Drumming Mind

Dancing Body, Drumming Mind (The last song), 2000. Collezione Pinault. ©Chen Zhen by ADAGP, Parigi. Courtesy Pirelli HangarBicocca. Ph. Agostino Osio


La prima antologica di Neïl Beloufa in Italia

Dalla prima sala espositiva dell’Hangar Bicocca si accede all’ antologica di Beloufa, “Digital Mournig”; una mostra che vuole esprimere il concetto di esistenza all’interno del mondo digitale. Ad accogliere lo spettatore vi è l’opera “Screen Talk”, attivabile dal visitatore: si tratta di una mini-serie di interventi effettuati direttamente dall’artista, ma voluti scomporre appositamente ed inseriti all’interno di un vero e proprio videogioco ambientato in uno scenario totalmente slegato dalla realtà. Lo spettatore ha la possibilità di accedere al macro-universo di Beloufa attraverso un percorso digitale, fatto di allucinazioni e situazioni paradossali; apparentemente sembra un grande caos, una cacofonia di stili, racconti e visioni che si intersecano, offrendo al pubblico una personale visione post-apocalittica. 

 

Hangar Bicocca,Digital Mourning di Neïl Beloufa 6

Hangar Bicocca. Vista della mostra di Neïl Beloufa. Courtesy l’artsista e Pirelli HangarBicocca. Ph. Agostino Osio


Addentrandosi all’interno dell’esposizione si percepisce, in realtà, che non si tratta di puro caos e immaginazione personale. Quello che l’artista franco-algerino vuole raccontare attraverso la sua ricerca e sperimentazione, sono le immagini già vissute nel quotidiano; si avverte, talvolta persino con una sottile inquietudine, che le situazioni a cui lo spettatore assiste, sono diverse rappresentazioni della nostra stessa vita al tempo della tecnologia imperante.
 

Hangar Bicocca, Digital Mourning di Beloufa

Hangar Bicocca, installation view della mostra Digital Mourning di Neïl Beloufa


Un percorso espositivo tra realtà e finzione

Digital Mourning, a cura di Roberta Tenconi, raccoglie opere di diversa natura. Una vera e propria retrospettiva nel senso più tradizionale del termine con disegni, video, lungometraggi, sculture e installazioni tecnologicamente complesse che popolano l’intero percorso di Beloufa. L’artista gioca con l’esperienza sensoriale dello spettatore invitandolo a confrontarsi con le proprie convinzioni e stereotipi su tematiche del presente, che spaziano dalle relazioni di potere alla sorveglianza digitale, dalle ideologie nazionalistiche all’identità alla lettura postcoloniale del mondo.

Il suo lavoro, fortemente influenzato dalla dimensione del web, dei videogames, della reality tv e della propaganda politica, utilizza il vocabolario dell’era dell’informazione per svelare il sistema di valori di una società pervasa dalla tecnologia digitale dove tutto, dalle scelte alimentari alle relazioni umane, è definito in base ad un algoritmo.

 

Hangar Bicocca,Digital Mourning di Neïl Beloufa 7

Hangar Bicocca in cortocircuito. Digital Mourning di NeïlBeloufa, vista generale. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca. Ph. Agostino Osio


Giochi di interferenze

L’idea della mostra presso Hangar Bicocca è quella di presentare una grande opera che funzioni come il flusso di internet, che però raccoglie oggetti reali, volti a riprodurre fisicamente tutte quelle relazioni quando consumiamo. E’ come un modo di giocare. Sono riprodotti soltanto spezzoni di un discorso: sezioni di film invece di film interi, dove troviamo persone che commentano cose di cui non ne conoscono nemmeno l’esistenza. Sembra il set di un film, ma al contempo è anche uno spazio espositivo. Beloufa parla di una realtà totalmente frammentata, scomposta, talvolta confusionaria. Tuttavia dietro a queste immagini e video, si celano svariate sfaccettature della società e dell’uomo contemporanei, ponendo molteplici riflessioni sulla condizione di costante sovrapposizione di interferenza di contenuti. 

 

Hangar Bicocca,Digital Mourning di Neïl Beloufa 4

Digital Mourning di Neïl Beloufa. Data for Desire (Rationalized room series), 2015. Courtesy Pirelli HangarBicocca. Ph. Agostino Osio


Hangar Bicocca ricorda Chen Zhen con una grande retrospettiva

Al termine dell’area dedicata a  Digital Mournig si accede immediatamente ad un altro ambiente altrettanto immersivo. Dopo pochi passi Hangar Bicocca ci catapulta nell’universo formale e simbolico di Chen Zhen, uno dei più importanti protagonisti della scena artistica contemporanea. La sua pratica installativa ha concettualizzato la sovrapposizione tra linguaggio orientale e occidentale, tradizione e modernità, corpo e spiritualità. 

 

Hangar Bicocca. Chen Zhen, Round Table

Round Table,1995. ©Chen Zhen by ADAGP, Parigi. Courtesy Pirelli HangarBicocca. Ph. Agostino Osio


L’artista sviluppa il metodo creativo definito come il “fenomeno del cortocircuito”: la rivelazione del significato dell’opera d’arte nel momento in cui viene spostata in un luogo alieno dal contesto originale per cui era stata concepita. Un processo che conduce Chen Zhen a riflettere sui concetti di contaminazione e interferenza, simboliche e culturali, come modalità di creazione artistica. La mostra indaga questa pratica, creando accostamenti inediti tra le opere esposte e mettendo in luce i numerosi rimandi o connessioni a diversi temi, in aperto dialogo con tra loro: il consumismo, il superamento dell’egemonia dei valori occidentali e l’incontro tra differenti culture.

 

Hangar Bicocca. Chen Zhen,The Voice of Migrators

Hangar Bicocca in cortocircuito. The Voice of Migrators, 1995. Collezione Pinault. ©Chen Zhen by ADAGP, Parigi. Courtesy Pirelli HangarBicocca. Ph. Agostino Osio


Cortocircuiti tra Shangai e Parigi

La grande retrospettiva di Hangar Bicocca Short-circuits, a cura di Vicente Todolí, riunisce in un unico percorso venti installazioni su larga scala, tra le più significative della produzione dell’artista. Sono tutte datate tra il 1991 e il 2000: siamo nel pieno dell’era della globalizzazione, un fenomeno che mette in comunicazione culture fino a quel momento lontane tra loro, unendole sotto il comun denominatore del consumismo. Un’esperienza che Chen Zhen vive direttamente sulla propria pelle, interiorizzando sia il mondo orientale nella sua città natale, Shanghai, sia quello occidentale, in seguito al trasferimento a Parigi, terra in cui evolverà la sua ricerca artistica. 

 

Hangar Bicocca, Purification Room, 2000. Particolare

Hangar Bicocca. Chen Zhen, particolare dell’installazione Purification Room, 2000. Ph. artscore.it


Shangai e Parigi sono due realtà che si incontreranno spesso nel lavoro di Chen Zhen, talvolta scontrandosi frequentemente nelle opere della mostra dal titolo emblematico. Il cortocircuito culturale è la linfa vitale del lavoro dell’artista e lo ritroviamo in tutte le grandi installazioni esposte in cui il silenzio della cultura buddista viene quasi soffocato dal frastuono dello scarto, del rifiuto, del surplus prodotto dalla società dei consumi.

 

Hangar Bicocca. Jardin-Lavoir, 1995

Jardin-Lavoir, 1995. ©Chen Zhen by ADAGP, Parigi. Courtesy Pirelli HangarBicocca e Galleria Continua. Ph. Agostino Osio


Due opere rappresentative di una simbologia percettiva

Tra le opere osservabili presso Hangar Bicocca Jardin-Lavoir è sicuramente tra le più rappresentative della ricerca di una vita. Undici letti-bacini sono trasformati in vasche, in cui scarpe, giocattoli, libri, oggi di uso quotidiano giacciono sotto il pelo dell’acqua, annientati per sempre da piccoli getti, un richiamo alla spiritualità, che scorrono inesorabilmente.  Come spiega Chen Zhen, in Jardin-Lavoir l’acqua diventa lo spirito del luogo, trasformando il sito in un “giardino della purificazione”. I letti-bacini sono una metafora del corpo umano e della materializzazione dell’esistenza: vi si attua un processo perenne di abluzione e terapia naturale.

 

Hangar Bicocca. Chen Zhen, Six Root- Childhood-Boy

Six Root- Childhood-Boy, 2000. Dettaglio. ©Chen Zhen by ADAGP, Parigi. Courtesy Pirelli HangarBicocca e Galleria Continua. Ph. Agostino Osio


Un’ulteriore opera emblematica è Six Roots Enfance / Garçon – Childhood / Boy, 2000. Questo lavoro fa parte di un progetto più complesso composto da sette installazioni che rappresentano sei allegorie. La prima parte del titolo è un riferimento all’espressione buddista “sei radici”, che indica le capacità sensoriali del corpo: vista, udito, olfatto, gusto, tatto e conoscenza. Da queste abilità percettive Chen Zhen prende spunto per dare forma a una metafora sulle differenti attitudini e sui temperamenti delle fasi della vita. Nascita, infanzia, conflitto, sofferenza, memoria, morte e rinascita mettono in luce talvolta alcuni aspetti contraddittori dell’animo umano.

Alisia Viola
 

Hangar Bicocca. Chen Zhen, Purification Room

Hangar Bicocca. Purification Room, 2000. ©Chen Zhen by ADAGP, Parigi. Courtesy Pirelli HangarBicocca e Galleria Continua. Ph. Agostino Osio

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