Dante pop a Ravenna. 33 volte il suo volto, per una identità contemporanea
Un mito letterario italiano, un incubo per alcuni studenti, il poeta italiano più tradotto al mondo. Indimenticabile Dante.
Certo memorabile per le sue parole da parafrasare, detto fuor di metafora, e per la potenza delle immagini evocate da esse, ha pure avuto un volto umano, visto in poche rare immagini ben più simboliche che descrittive. Pure memorabile la descrizione di Boccaccio, secondo quel clichè che genererà una tradizione iconografica costruita attraverso tratti più psicologici che reali, da cui Raffaello nelle Stanze vaticane elabora il ritratto del sommo poeta torvo e spigoloso.
Il genio esule ha lasciato questa terra mortale dalla città di Ravenna, oggi mobilitata per mostrare quell’immagine attraverso l’opera di 33 più uno artisti come il numero dei canti per cantica della Divina Commedia.
L’esposizione “Il volto di Dante. Per una traduzione contemporanea” presenta opere che ritraggono il viso di Dante nelle diverse discipline e tecniche, le più congeniali agli artisti provenienti per la maggior parte dal contesto della street art milanese, in prevalenza opere grafiche con incursioni nel mondo del fumetto, passando dal mosaico a technogel fino alla tape art e al pane come materiale plastico.Il volto antico e tuttora misterioso celebrato per la sua eredità nel contemporaneo dai protagonisti dell’arte più recente.
La mostra è inserita nel progetto annuale IDDante, comprensivo di workshop letterari, visite guidate e altre iniziative, ideata e prodotta da Bonobo Labo di Marco Miccoli e curata da Maria Vittoria Baravelli. Ha inaugurato il 18 settembre presso la Biblioteca di Storia Contemporanea Oriani, adiacente alla tomba di Alighieri, e sarà visitabile fino al 23 ottobre.
Il volto di Dante secondo la visione di un artista contemporaneo è già presente nelle sale con l’opera di No Curves donata al Comune di Ravenna nel 2014 per il festival di Street Art Subsidenze: a formare l’effigie solenne diverse linee ed angoli retti in nastro adesivo colorato, pop nel materiale ma solenne nella sua costruzione geometrica, come a suggerire la potenza visionaria della poesia incastonata in una struttura metrica precisa.
Per l’occasione di ID Dante è invece osservabile all’interno della mostra la ricostruzione dell’effigie reale del poeta, attraverso il lavoro di ricostruzione facciale coordinata dal Prof. Giorgio Gruppioni del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna (Campus di Ravenna), in base allo studio delle ossa del cranio dal calco, operato da Fabio Frassetto nel 1921, ricognizione scientifica resa possibile da un atto di disobbedienza, ora potremmo dire civile, al veto di Corrado Ricci, allora direttore generale delle antichità e delle belle arti.
Nel giardino le rondini giganti e coloratissime di Cracking Art, messaggere di buone nuove, sono l’anima più gentile della mostra perchè la vendita di piccole sculture degli stessi uccelli in volo supporterà la raccolta fondi per la digitalizzazione di testi danteschi di inizio novecento, favorendo così la difficile consultazione oggi. E’ l’arte che rigenera l’arte”, secondo il progetto dedicato.
Un secondo intervento di street art, in senso più tradizionale, viene dalla partecipazione del brasiliano Kobra con il suo murale su e per Dante molto vicino alla Tomba con i resti mortali, ma durante l’anno sono in programma altri interventi di questo tipo nella città romagnola, ad opera di Max Petrone e Pixel Pancho.
Gli artisti in mostra sono Ale Giorgini, Alessandro Pautasso, Alessandro Ripane, Alex Angi – Pablo Bermudez, Basik, Camilla Falsini,Carlos Atoche, Carolina Ricciulli, Daniele Tozzi, Diavù, Davide Fabbri, Francesco Poroli, Giovanni Manzoni Piazzalunga, Giuseppe Gep Caserta, Il Pistrice, Kicco Cracking, LRNZ , Luca Barberini, Marco Sodano,Marco Veronese, Max Petrone, Massimo Giacon, Matteo Lucca, Nemo’s, No Curves, Pao, Pixel Pancho,Renzo Nucara, Riccardo Guasco, Rita Petruccioli, Simone Massoni, Stefano Babini, Stefano Perrone, Van Orton design.
Non posso in questa sede soffermarmi su ogni artista, anche se in molti meriterebbero una menzione, ma desidero spendere qualche parola su alcuni lavori interessanti per la tecnica e la visione del tema interpretati con una spiccata personalità artistica.
Ricordo Giovanni Manzoni Piazzalunga, per la qualità grafica nel definire i tratti somatici dantiani secondo l’iconografia tradizionale, che si colora di pochi simbolici toni come il rosso della veste e il verde dell’alloro, la gloria e l’autorevolezza del suo intelletto. Questa visione del profilo di Dante si sdoppia rompendo il guscio nel quale è inscritta: l’effigie speculare custodisce il segreto della teoria della Terra Cava, secondo la quale il poeta si riferisce all’ambiente del Centro della Terra di verniana memoria, quando inventa l’Inferno della Divina Commedia. Mistero che attraversa i secoli fino alla contemporaneità.
Ancora Max Petrone pensa alla prima cantica nella pittura pop dai colori iridescenti che descrive il terribile volto dantiano della scultura di Enrico Pozzi in S. Croce a Firenze, pallido e accigliato pare ergersi dal fondo nero e senza speranza di redenzione dell’Inferno, rivela la sua umanità versando lacrime nello spazio buio.
Sempre più verso il pop ma uscendo dai binari della bidimensionalità Pao indaga il senso figurativo della “pietra miliare” già dai panettoni delle strade milanesi. L’arredo urbano che diventa tela ad accogliere l’opera che si crea e si fruisce nello spazio pubblico, qui con il volto di Dante dalla dolcezza di un cartoon stupito a cospetto della presenza dei passanti come fossimo anime dannate , trasforma un punto di passaggio in luogo di osservazione.
Dal mondo bizzarro di Massimo Giacon emerge inaspettatamente il volto disegnato di un Dante timido e riflessivo, non solo la Commedia ma l’onirica angelica(ta) filosofia del Dolce Stil Novo nei pensieri trattenuti entro la cortina degli occhi chiusi, alle spalle quel che appare semplicemente il suo Inferno, è con più raffinatezza rappresentato dalla visione cosmica e terrena del poeta attraverso i quattro elementi, l’acqua (dello Stige?), la terrosa struttura turriforme forse del Purgatorio, le lingue del fuoco ( di sicuro infernale), lasciano sognare il nasuto tra le spirali d’aria delle nubi paradisiache.
Ricordo infine che la casa Editrice Longo pubblicherà un catalogo con tutte le opere in mostra accompagnate da testi sulla figura intellettuale di dante e la sua influenza sulla nostra cultura.
IL VOLTO DI DANTE
PER UNA TRADUZIONE CONTEMPORANEA
18 settembre – 23 ottobre
Biblioteca di Storia Contemporanea “Alfredo Oriani”, via Corrado Ricci, 26 Ravenna
Dal Lunedì al sabato 9:00/13:00 – 15:00/19:00
Domenica 15:00/19:00
Per ulteriori informazioni potete consultare il sito
www.iddante.com
E la pagina www.facebook.com/iddante