Un Incontro con Yelena Baturina, creatrice della fondazione BE OPEN che unisce Artigianato e Design nell’ottica glocal.
Be Open è una delle istituzioni che hanno reso possibile e unico il Fuorisalone 2015. Ha partecipato con Interni alle esposizioni del circuito Energy for Creativity e in particolare si è distinta per l’organizzazione della mostra-evento The Garden of Wonders all’Orto Botanico di Brera. Di recente ha annunciato il suo generoso finanziamento per le opere di riqualificazione all’interno di questo gioiello mai sufficientemente valorizzato, con la creazione della Vasca dei Pensieri, che avverrà durante il periodo di Expo anche grazie alla consulenza del Politecnico di Milano, Dipartimento “ABC”. Il progetto è inserito in una ristrutturazione generale che darà vita al Polo della Grande Brera, insieme alla Pinacoteca e a Palazzo Citterio.
L’impreditrice russa Yelena Baturina, che abbiamo avuto il piacere di intervistare, ha creato la fondazione con una missione filantropica: cercare di unire persone creative e idee innovative per fare rinascere realtà produttive in difficoltà, creando modelli nuovi per il futuro, in un ottica globale.
La fondazione si concentra soprattutto sull’azione del design che può venire in soccorso dell’artigianato: se ora è il design a realizzare ciò che migliora la qualità della vita quotidiana, anche rapportandosi con la produzione industriale e di massa, è spesso vero che si attinge a delle tecniche di lavorazione dei materiali e degli oggetti provenienti dalla tradizione artigianale e locale, e queste ultime discipline sono oggi enormemente ricercate, soprattutto in un’ottica di durevolezza e valore estetico. Possiamo dire che artigianato e design si valorizzano reciprocamente ma che nel caso dell’hand-made locale serve una spinta in più per ermergere. Su questa visibilità nuova nel mondo globale e digitale lavora Be Open.
Be Open Sound Portal a Trafalgar Square- 2012
Per queste finalità è nato il progetto “Made in India”, un tour di investigazione delle “piccole eccellenze” locali in connessione col design contemporaneo: nel 2014 il discorso partiva dalla nazione indiana con il suo patrimonio di know how manuale e individuale, il cui risultato è stata la creazione di un marchio di lusso ideale, Samkara. Milano rappresenta nel 2015 la seconda tappa con la mostra a Brera sul rebranding di antiche case profumiere. Il tour continuerà in altre nazioni con altre iniziative.
A supporto della forza creativa mondiale sono state organizzate conferenze, concorsi, mostre, corsi di perfezionamento ed eventi culturali con la partecipazione delle menti internazionali più importanti ed influenti : da Ron Arad a Patricia Urquiola, da Alberto Alessi a Tom Dixon a Julian Schnabel, questi personaggi hanno trasmesso la loro esperienza alle giovani generazioni, si sono offerti come giurati nei concorsi e hanno raccolto l’invito della fondazione di creare ad hoc progetti sui temi condivisi.
Segnaliamo che proprio a Milano nel 2014, in occasione del Fuorisalone / Design Week, Be Open ha presentato Young Talent Award, un programma di supporto ai giovani professionisti: i vincitori hanno ricevuto un sostegno economico per un anno di attività creativa. La giuria di selezione era composta daBarber&Osgerby, Front, Giulio Cappellini e Raw Edges. Questa e le altre iniziative di Be Open coltivano il sogno di vedere laclasse dirigente del futuro composta dai creativi emergenti di oggi.
La fondazione era presente alla Design Week milanese anche nel 2013: in coproduzione con la rivista Interni è nata Hybrid Architecture & Design ed è stata prodotta l’installazione multisensoriale The House of Senses di Christophe Pillet . Il ricco programma sceglieva anche l’interazione tra cibo e design, con gli chef Massimiliano Alajmo e I’m A KOMBO coinvolti nel progetto chiamato Be Open Food Theatre.
Tornando alle origini di Be Open ricordiamo che il primo anno è stato esplorato il design sensoriale nel suo avvicinamento alla tecnologia più innovativa . La fondazione è stata protagonista del London Design Festival nel 2012 presso il Sound Portal a Trafalgar Square e l’operazione è proseguita con una masterclass sul sound design al Chelsea College of Arts, inserita nel programma “Inside the Academy”.
Be Open ha partecipato anche al Design Miami con il suo il Be Open Forum: sono state raccolte e presentate le attività di cinque giovani creativi dedicati alla progettazione secondo un appproccio sensoriale.
Abbiamo chiesto alla fondatrice e al suo staff come vengono trovati i talenti nuovi nei due ambiti di competenza, artigianato o design. In effetti la loro ricerca pare essere il filo rosso dell’attività di Be Open anche se non esiste una divisione speciale nell’organizzazione dedicata a questo. Sicuramente si indaga nella realtà accademica o si scoprono designer e artisti di rilevante interesse attraverso concorsi come accadde in India con gli studenti di design o per il contest Hand di quest’anno, sempre nelle aree geografiche e nelle comunità interessate ai singoli progetti, che ricordiamo sono sempre studiati per un intervento in primis su di esse, o attraverso l’intervento di questi artisti in simposi e master classes sugli argomenti toccati nelle attività di Be Open.
Siamo lieti di apprendere della fiducia che l’imprenditrice accorda all’Italia in questo momento particolare interessato alla presenza di Expo sul nostro territorio. Si ritiene che possa essere favorevole per una maggiore apertura mentale delle persone alle novità: nuove idee, persone, soluzioni, tematiche, anche nell’ambito delcollezionismo e dello stimolo alla produzione creativa. Esiste la certezza che la curiosità verrà stimolata su molti livelli anche e soprattutto in relazione a ciò su cui Expo si focalizza, la sostenibilità e le risorse naturali riguardo il cibo e il suo consumo.
Portando avanti la riflessione sul nostro paese Baturina ritiene Milano il luogo ideale dove osservare i caratteri peculiari del carattere creativo italiano: l’imprenditrice vede una combinazione del più profondo rispetto verso le tradizioni unita ad un coraggio senza riserve nella ricerca della novità, il tutto accompagnato da un innato buon gusto. Noi ci auguriamo che la sua visione possa realizzarsi, nel superamento di un periodo non così favorevole all’utilizzo interno di un mondo delle idee spregiudicato, ricco di nuove leve talentuose ma non ben emerso.
L’obiettivo primario e ambizioso di operazioni come “Made In..” resta la possibilità di dare un nuovo slancio al campo dell’artigianato, potenzialmente molto ricco di soluzioni esportabili da un angolo all’altro del mondo ma più fragile perché meno equipaggiato per la sua promozione, mediante l’incoraggiamento agli scambi culturali e disciplinari. I progetti sono sviluppati per offrire nuove visioni futuribili e nel caso delle attività artigianali serve un nuovo approccio per la disperata condizione economica nella quale versano e che rischia di vedere scomparire il loro bagaglio di conoscenze secolari. Le realizzazioni dei progetti, come quello di rebranding per le case di profumo, sono un tentativo di soluzione del problema e Be Open si augura che questa ricerca sia fonte di ispirazione per altri.
Parlando di globalizzazione abbiamo chiesto se questa possa cancellare o sminuire l’unicità delle produzioni locali, ma la risposta di Baturina si concentra più su quelli che considera indiscutibili lati positivi. In pratica il fatto che i confini non esistano più e che quindi la circolazione e lo scambio di idee in ogni sfera dell’attività umana sia più semplice, favorisce il gioco di be open su “globale vs. locale” attuato ad esempio con il programma Made In india: tra i partecipanti c’era una rappresentanza di marchi di lusso italiani, e tutto il comitato di esperti conveniva sul fatto che la nuova “ondata” di globalizzazione sia focalizzata sulla conservazione dei tesori della cultura locale attraverso un pensiero globale integrato ad una comunicazione che utilizzi i nuovi media. Grande fiducia e responsabilità viene messa nelle mani dei designer contemporanei che sappiano ragionare in maniera acuta sulle opportunità della globalizzazione, e prendere il meglio del locale e del globale, per creare la propria visione personale di “glocal”.
Di conseguenza, si può ancora parlare di creatività legata ad un’origine geografica o culturale precisa. Ancora quello che conta, perché questa origine sia valorizzata, è poter ragionare attraverso una visione globale; si crede fermamente che l’attenzione dei consumatori verso i piccoli produttori d’eccellenza continui a crescere, ed è fondamentale e necessario che se ne parli in luoghi diversi da quelli d’origine della creatività locale, se si intende preservare la diversità dell’hand-made.
Nel futuro Be Open continuerà ad interessarsi ai mestieri manuali espandendo la geografia del programma “Made In”: senza anticipare troppo diciamo che lo step successivo sarà una ricerca sul nomadismo nell’artigianato in collaborazione con i maggiori musei di design nel mondo.
Michela Ongaretti