Oriente a Milano in cinque personalità artistiche. Nuove scoperte ad Affordable Art Fair

by Michela Ongaretti
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Oriente. Nel lavoro di alcuni artisti è ciò che rimane nella mia memoria, ragionando a freddo una settimana dopo la visita di Affordable Art Fair.

 

Oriente a Milano con AAF 2020, stand di Systema Gallery

Oriente a Milano in cinque personalità artistiche. Vista dello stand di Systema Gallery ad AAF2020, ph. Sofia Obracaj

 

Affordable Art Fair 2020

In questi ultimi anni si parla maggiormente, e sono più numerose e più frequentate, le fiere d’arte. Sono anche più popolari nel senso che si rivolgono ad un pubblico più vasto, di artlovers e collezionisti. Accanto a quelle più istituzionali con grandi nomi e grandi prezzi, ci sono le fiere collaterali, con gallerie meno note ed artisti più giovani o meno quotati, a Torino con Artissima c’è The others, a Bologna con Arte Fiera ci sono state Setup e a gennaio di quest’anno Booming. Poi c’è Affordable, molto popolare a Milano anche grazie alla notorietà della location di Superstudio Più, ma che non è una fiera italiana.

 

Oriente e Pop. AAF 2020

Oriente a Milano in cinque personalità artistiche. Tra gli stand di Affordable Art Fair 2020, ph. Sofia Obracaj


Non lo è il suo concept, con la sua atmosfera commerciale e l’efficace comunicazione integrata delle tante Affordable nel mondo; con l’invito a visitarla con la leggerezza del neofita e la curiosità da giovane collezionista dal portafoglio ragionevole. In realtà sono tante le gallerie affezionate partecipanti, anche non alle prime armi, come l’immancabile Deodato con la sua ampia offerta di opere tra pop e street art. Il gusto pop è stato imperante ma la mia visita si è concentrata sull’ Oriente, grazie alla possibilità che una fiera internazionale può offrire, di trovare in un luogo solo alcuni lavori prodotti dalla mente di una cultura lontana, connotate da quella tradizione.

 

Oriente a Milano in cinque personalità artistiche. Yuki Harada nella visita ad AAF2020

Oriente a Milano in cinque personalità artistiche. Yuki Harada nella visita ad AAF2020, ph. Sofia Obracaj


Oriente a Milano

Oriente in realtà sempre meno lontano dall’Italia. Basti pensare come si siano moltiplicati ristoranti dedicati alle preparazioni di specifiche aree geografiche, in anni in cui la cucina è sempre più considerata testimonianza viva di una cultura. Per l’arte in città ci sono poi spazi e professionisti che trattano con una nicchia di collezionisti che scelgono manufatti dell’oriente antico o contemporaneo, soprattutto giapponese.

Ad Affordable dove gli stand sono numerosi ma visitabili tutti nell’arco di alcune ore, l’ Oriente di Giappone e Corea mi è parsa una presenza peculiare di diversi artisti in varie gallerie. Le mie scelte non sono però dettate da un criterio geografico, quanto piuttosto da come queste personalità siano riuscite a portare fino ai nostri giorni antichissime discipline secondo una visione contemporanea, magari con l’ausilio di nuove tecnologie. Fondendo nella ricerca, con eleganza, l’utilizzo inedito di alcuni materiali alla perizia di una lunga pratica sperimentale.

 

Oriente in cinque personalità. Yuki Hakada

Oriente a Milano in cinque personalità artistiche. Yuki Hakada


Systema Gallery e il suo Neo Giapponismo

Mi avvicino quasi subito ai lavori esposti da Systema Gallery, sono esemplari di questa intersezione tra tecniche tradizionali e arte contemporanea, definita Neo giapponismo dalla galleria di Osaka, con una sede a Kathmandu e a Roma.
La galleria stessa è frutto dell’exploit artistico di Katsu Ishida, un vero e proprio caso per l’arte contemporanea giapponese. Ex avvocato di successo ed imprenditore, fondatore di un marchio di abbigliamento e in seguito produttore di raffinata cartoleria, entra con prepotenza nel mercato dell’arte nipponica nel 2010, quando il Museo di Arte Contemporanea di Asago compra per diciassettemila dollari una sua opera. Vince molti concorsi nazionali e partecipa da allora a numerose mostre in tutto il mondo. I lavori presentati ad Affordable sono in linea con la sua poetica di contaminazione tra arte contemporanea occidentale con il retaggio culturale d’ Oriente che Systema gallery opera la propria selezione di artisti.

 

Oriente in cinque personalità. Katsu Ishida

Oriente a Milano. Cinque personalità artistiche ad AAF 2020. Particolare di un’opera di Katsu Ishida


Katsu Ishida

E’ interessante vedere in mostra come il punto di partenza sia venuto dalla produzione di carta pregiata, la lokta desunta dalla tradizione nepalese mediante l’uso di elementi vegetali himalayani come frutti radici e cortecce, imparata dal maestro David Kun a Kathmandu. Le sue foto diventano pittura stampate su questo supporto privo di acidi e di sostanze chimiche, con l’innesto di colori altrettanto naturali, rivelando volti o tracce di corpi nascosti in una logica misteriosa di sfocature, con un suggerimento ironico al totem o l’iconicità di un erotismo velato. La profondità di campo dei pieni e dei vuoti tipici della pittura d’oriente, sia cinese che giapponese è reso dall’inchiostro calligrafico nero schiarito in grigio, con leggere mescolanze di blu, da cui si stacca l’immagine fotografica o pittorica, talvolta nel netto contrasto cromatico e materico del rosso vivo.

 

Oriente in cinque personalità. Yuki Hakada ad AAF 2020

Oriente a Milano in cinque personalità artistiche. Dipinto di Yuki Hakada ad AAF 2020


Yuki Hakada

Non si può pensare al lavoro di Yuki Hakada senza la tradizionale logica formale delle carte d’ Oriente, molto amate dai giapponesi. In questo caso è l’estetica bidimensionale a dare forma alle sue figure infantili. Enigmatiche, assorte o accigliate bambine con lo sguardo che supera la dimensione del quadro, la loro sagoma è “appoggiata” agli abiti che a loro volta paiono galleggiare sullo sfondo, come altrettante sagome formate da texture piatte, decorate dalle pennellate di segni calligrafici.

 

Oriente in cinque personalità. Hakuseki Iwai ad AAF 2020

Oriente a Milano in cinque personalità artistiche. Hakuseki Iwai ad Affordable Art Fair 2020. Ph. Sofia Obracaj


Hakuseki Iwai

La mia passione per la tecnica antichissima e senza tempo della silografia mi fa fermare anche sul lavoro di Hakuseki Iwai. Esposte sono ciò che propriamente possiamo definite matrici. Non la stampa finale ma il prodotto materiale in potenza di fissarsi sulla carta. Sono così pezzi unici bidimensionali e al contempo scultorei i legni di katsura incisi al vivo. I soggetti in mostra sono principalmente volti, gruppi di figure o nature morte, con un’aura antica e popolare, che ricorda l’estetica della raffigurazione sacra, che non potrebbe manifestarsi se non attraverso la tecnica dell’intaglio così evocativa di un tempo e di una semplicità ancestrale.

 

Oriente in cinque personalità. Sohee Kim

Oriente a Milano in cinque personalità artistiche. Incisione di Sohee Kim della serie People in Boxes ( 2017-19)


Dalla Corea tra incisione e pittura

All-Art 22C rappresenta l’ Oriente della Corea del Sud, una nazione da tenere d’occhio per la sua produzione artistica, non solo per l’attenzione sul suo cinema, soprattutto dopo l’Oscar a Parasite di Bong Joon Ho.
Tra gli artisti portati in Italia mi soffermo sulla serie People in Boxes, di Sohee Kim. La giovane artista l’ha realizzata attraverso pittura ad olio o tecniche incisorie miste ( acquaforte, acquaforte con serigrafia o chine-colle) tra il 2017 e il 2019. Con garbata poesia illustrativa si immagina la vita contemporanea, nelle azioni quotidiane del lavoro o di attività ludiche e domestiche racchiusa dentro scatole dedicate al trasporto di merci o alimenti. Sicuramente una metafora dell’attività umana entro le regole dell’abitudine, in città limitanti l’espressione individuale, in un vagone della metropolitana come oggetti secondo il commento di Sohee.

 

Oriente in cinque personalità. Bus, incisione di Sohee Kim

Oriente a Milano in cinque personalità artistiche. Bus, acquaforte e chine colle di Sohee Kim


Eppure l’intento non è quello di denuncia sociale quanto la descrizione di un disagio con sensibilità umoristica, esagerando la proporzione tra i corpi e gli oggetti, la loro quantità o posizione. E’solo un aspetto della realtà vista con l’immaginazione di chi lavora con la propria passione in un’epoca di contraddizioni, ma nella scatola del laboratorio ( in un’incisione e chine colle) c’è tutto quel che serve, con la luce dell’immaginazione proveniente da stimoli esterni, e il cartone bucato a far passare un filtro, quello dell’aria condizionata.

 

Oki Izumi, Glass Shell, 2015

Oriente a Milano in cinque personalità artistiche. Oki Izumi, Glass Shell, courtesy ESH gallery


Oki Izumi con ESH

La galleria ESH, milanese con un’anima d’ Oriente, presenta tra quelli di altri artisti i lavori di Oki Izumi. Ho avuto modo di ammirare in diversi altri contesti la loro eleganza, che verrà esplorata ancora su Artscore.
La scultrice lavora su stratificazioni di lastre di vetro creando opere dall’estetica architettonica, con effetti luministici e di prospettiva giocate sulla sovrapposizione di piani esaltanti in maniera dinamica la sfaccettatura del colore del materiale scelto, la cui resa volumetrica e luministica cambia a secondo le diverse angolazioni d’osservazione. Una cifra stilistica peculiare sviluppata nell’arco di una lunga carriera, con un legame culturale evidente all’origine giapponese, nonostante lavori e risieda da molti anni in Italia.

 

Oriente in cinque personalità. Oki Izumi con le sue sculture in vetro

Oriente in cinque personalità. Opera di Oki Izumi ad Affordable Art Fair 2020 con ESH Gallery


Il vetro impiegato non è il nobile cristallo ma quello industriale, quello che vediamo in genere nell’edilizia per intenderci, che ha il tipico colore verdeazzurro molto chiaro, osservato su una lastra. Attraverso i tagli che moltiplicano il suo tono ed espongono in maniera differenziata gli spessori, l’effetto è di avvicinare la materia all’effetto visivo dell’acqua o dell’aria. La visione di questi elementi naturali molto presenti nella cultura d’Oriente, riflette una mutevolezza intangibile, pur nella staticità e nel peso degli oggetti, che richiama la logica geometrica del frattale. Infinitamente modulare per propagazione ordinata di forma, eppur misterioso nella sua espansione, come nella scultura di Izumi la cui sintesi astratta è certo ordine dal caos delle sezioni di elementi vitrei, ma richiede di sospendere il giudizio di una forma definita nella possibilità di svelare immaginare nuovi indizi su di essa, guardando dentro e attraverso la scultura.

Michela Ongaretti

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