La “diversità armoniosa” del padiglione giapponese. Ambiente, cucina e design

by Michela Ongaretti
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La “diversità armoniosa” del padiglione giapponese. Ambiente, cucina e design

di MICHELA ONGARETTI

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Ad Expo  la “diversità armoniosa” del padiglione che non tutti vedranno . Nel nostro viaggio attraverso i padiglioni di Expo, per come il loro design ed edutainment riesca a parlarci della cultura di un paese, non poteva mancare il Giappone . Ultimamente più famigerato che famoso a causa delle crudeli code di ore per i visitatori, ha in parte risposto alle nostre aspettative in fatto di tecnologia e cura maniacale dell’estetica.

Il Padiglione giapponese visto dal decumanoIl padiglione giapponese visto dal Decumano ad Expo2015

 

Il Giappone è affascinante per gli italiani a partire dalla sua cucina, e dal popolo del sol levante ci si aspetta una cura formale innata, un gusto per la geometria e la semplicità elegante. Tutto questo traspare da non tutte le installazioni create all’interno del padiglione, coordinate dall’architetto Atsushi Kitagawara, con la partecipazione dei creativi: Jun Naito come exhibit producer, la calligrafa Sisyu per la prima videoinstallazione, Toshiyuki Inoko con Team Lab per la parte che rende il padiglione degno di una visita, il designer Shinichi Takemura e l’art director pubblicitario Ryoji Shimizu per la parte interattiva sui problemi ecologici, Oki Sato, creatore dello studio di progettazione Nendo, per Cool Japan Dining, e il progettista a.d. di Rhizomatiks Seiichi Saito per il teatro.

Padiglione Giappone. Cascata della diversitàPadiglione Giappone. Rendering del prologo

Negli intenti, esplicitati dal tema “Diversità Armoniosa”, si presenta il paese nella varietà di cibi e tradizioni culinarie, ispirate al rispetto e al riconoscimento delle specie offerte in Natura, materializzate nella diversificazione moderna dell’industria agricola-ittica e degli utensili e strumenti artigianali per la cucina. A generare e sostenere questa varietà c’è alla base la dialettica tra tradizione innovazione.

Il logo del padiglione sintetizza questi valori: la E di Expo è costruita con l’Iwaibashi, un tipo di bastoncino usato durante le festività, con le curve che si assottigliano verso le due estremità, che ben rappresenta la semplice eleganza dallo studio di forme pure. Esso raccoglie anche l’elemento metafora della cultura (alimentare) giapponese: il riso, anch’esso differenziato nelle colture e delle tecniche di fermentazione. Il logo riunisce diverse espressioni usate a tavola che esempificano l’approccio alla nutrizione nello spirito giapponese: itadakimasu (formula di gratitudine prima d’iniziare il pasto), gochisosama (formula di ringraziamento dopo il pasto),mottainai (formula d’invito a non sprecare) perchè i bastoncini possono raccogliere anche il più piccolo chicco di riso, osusowake (senso di condivisione) con una susseguente disposizione dei bastoncini.

La biodiversità giapponese, unita all’abilità tradizionale è una grande potenzialità per ridurre il problema delle risorse che nutrono il pianeta.

Verso l'uscita del padiglione. Uno sguardo sul decumano attraverso le griglie in legnoExpo Padiglione Giappone – Particolare del rivestimento esterno in uscita verso il Decumano

In questo senso l’architettura si presenta come contenitore delle diversità nipponiche, ma non capiamo in che modo la presenza del legno si associ alla problematica della conservazione delle risorse forestali, come ci indica l’ufficio stampa del padiglione, Questa “griglia tridimensionale di legno” della copertura esterna del padiglione non ricicla il materiale ed è un elemento un pò povero per rappresentare l’idea di sostenibilità per il pianeta tanto conclamata da Expo 2015.

Il rivestimento funziona bene invece come esempio della fusione di tradizione e tecnologie avanzate nelle costruzioni in legno giapponesi, come il tempio Horyuji, che utilizzano un metodo di tensione “ compressiva” in cui i singoli elementi costruttivi rendono il necessario sostegno, collegandosi con sistemi di aggancio e giuntura; la struttura risultante è estremamente resistente ai terremoti. Il padiglione è il primo edificio a vivere della commistione tra tecniche costruttive tradizionali, analisi strutturale moderna e metodo di tensione compressiva.

Il padiglione è diviso in due piani, al primo si concentrano le sale della vera e propria esposizione mentre nel secondo piano troviamo una sala teatro per lo show al termine del percorso, il ristorante e un’area per gli eventi.

Fin dalle prime sale si desidera trasmettere un senso di riconoscenza per la Natura evocando elementi identificanti il paesaggio nipponico, e la sua tradizione agricola.

Nella prima sala del Padiglione del Giappone un grande schermo racconta il concetto di Aioi, cioè la convivenza tra uomo e natura: elementi opposti e complementari come luce e ombra, vita e morte, sono rappresentati dalla calligrafia, visualizzata come gocce di inchiostro nero e colorato. Sulle pareti laterali osserviamo alcuni pannelli: sono ukiyo-e ( la stampa artistica tradizionale su blocchi di legno), di diversi artisti che narrano la “la vita della pioggia”, l’acqua così importante per le colture che cambia nelle diverse stagioni. La “fascia” creata dai pannelli e dal video sono da vedere come un unico “emakimono”, un’ opera narrativa illustrata in senso orizzontale su un rotolo, qui aperto.

150209_kounotori_08Padiglione Giappone. Un disegno del progetto per la seconda sala

La seconda sala è quella che regala il vero senso della nostra visita, l’unica che davvero unisce gusto del particolare alla raffinatezza geometrica nipponica nella video installazione, dei suoni e dei suoi colori, in un’ottica di edutainment. Evoca, non descrive, l’armonia nella varietà dei paesaggi, attraverso l’innovativa tecnologia di projection mapping, unendo immagini a messaggi testuali.

Attraversiamo la sala in mezzo a quello che pare un campo di fiori, e che in realtà sono specchi semiriflettenti che permettono di moltiplicare le immagini del fondale e fare immergere lo spettatore nell’esperienza delle umide risaie giapponesi. Sempre presente la cicogna che rappresenta il buon esempio di interazione tra agricoltura, silvicoltura e pesca giapponesi con la natura circostante, simbolo quindi di biodiversità dato che lo slanciato volatile vive soltanto in un ecosistema biologicamente ricco.

Interattività del padiglione giapponese (1)Expo Giappone – Interattività del padiglione giapponese

In seguito si percorre un corridoio che nel pavimento dovrebbe evocare i giardini pietrosi del Giappone; sulla sinistra sono presentati con immagini e oggetti le festività e i paesaggi del paese, mentre sulla destra si notano in teche trasparenti fiori delle quattro stagioni, pressati in rotoli da appendere.

Nella sala successiva del Padiglione Giappone di Expo 2015 si osserva una grande installazione luminosa a forma di cascata, chiamata della “diversità”. I contenuti sono visualizzabili sul proprio cellulare mediante l’apposita applicazione: sono oltre mille, sulla varietà delle coltivazioni e al loro impiego culinario nelle diverse regioni.

Padiglione Giappone. Particolare della quinta sala (3)Padiglione giapponese ad Expo2015. Particolare della quinta sala

Sempre di cucina si parla nella quinta sala, dove una vetrina su una parete intera presenta riproduzioni degli ingredienti e prodotti finiti, delle tecniche dell’alimentazione giapponese dalla tradizione più remota. Sono inoltre rese graficamente le modalità di assunzione e abitudini alimentari, dalla fermentazione all’essicamento alla mescolanza dei sapori direttamente in bocca.

La sesta sala ci accoglie al buio per affrontare le problematiche ambientali ed entrare nel vivo della tematica di Expo 2015 attraverso l’interattività. Un video centrale con due personaggi da cartoons invita gli spettatori a toccare dei mappamondo luminosi, quattro in totale, per osservare sullo schermo proscipiente la risposta giapponese alla crisi delle risorse mondiali: rispettivamente all’esplosione demografica, ai cambiamenti climatici, alla perdita dell’alimentazione tradizionale nella standardizzazione, all’iniqua e squilibrata distribuzione delle risorse. Tra le risposte si propone l’utilizzo del sistema “risaia”, del “satoyama e satoumi” per sostenere la ricchezza della biodiversità anche nell’ecosistema, della soia e dei microrganismi del suolo per rigenerare la Terra; si suggerisce anche che le tecniche di conservazione siano sempre più avanzate per ridurre gli sprechi e il tipo di coltivazione sviluppato per l’adattamento a diversi climi chiamato “genoma del riso”. Si promuove la creazione di una rete di cooperative che coinvolgano direttamente le comunità locali, in ambito agricolo, della pesca e della silvicoltura. Inoltre il riconoscimento e sostegno della biodiversità locale mediante progetti di cooperazione internazionale per l’agricoltura in Africa e Asia.

Padiglione Giappone. Rendering per Cool Japan DesignPadiglione Giappone. Rendering per Cool Japan Design

La settima sala è dedicata al Cool Japan Dining: arredata con un lungo tavolo nero inclinato con le sedie attorno dello stesso colore che “crescono” a seconda dell’altezza del ripiano, vengono mostrati gli utensili della cucina tradizionale prodotti con tecniche altrettanto millenarie,che svolgono un ruolo fondamentalecome i cibi di stagione. Il nero integrale, anche degli oggetti, è utilizzato seguendo il consiglio del “Libro d’ombra” di Jun’ichiro Tanizaki, che spiega come sia in grado di far risaltare forma e materiale, togliendo l’informazione del colore.

Al primo piano ci troviamo nella sala della Vetrina Giappone” dove diversi monitor mostrano le attrazioni turistiche e lifestyle nazionali, prima di entrare nel vero e proprio teatro con performance dal vivo. L’architettura di quest’ultimo è sicuramente interessante anche se lo show mostra un tentativo di coinvolgimento un pò forzato, o forse è la nostra cultura che ci spinge a tenere separato l’intrattenimento dall’informazione. Apprezziamo il sistema di monitor che da i singoli tavoli, mostrano i tesori della cucina giapponese nelle stagioni, attivabili tra l’altro con i bastoncini del logo del padiglione. Anche il senso di condivisione dell’esperienza dinominare il cibo e rispettare un rituale con formule è senza dubbio una peculiarità del paese orientale, a noi poco famigliare.

Il Teatro del Padiglione GiapponeExpo Giappone – Il Teatro del Padiglione Giappone

Responsabile del progetto del padiglione è l’architetto Atsushi Kitagawara che ha fondato a Tokyo l’omonimo studio nel 1982, e che trasferisce la sua passione per la Natura nei progetti di urbanistica, architettura del paesaggio al product e stage design. Il suo approccio progettuale parte sempre dall’analisi e rielaborazione in forme moderne di concetti tradizionali giapponesi. Ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali tra cui: nel 2006 “Architetture Innovative: Design e Sostenibilità”, nel 2007 l’American Kenneth Brown Architecture Design Award, il Japan Award dell’American Institute of Architects (AIA)nel 2008, e il Grand Prix del JIA (Japan Institute of Architects) nel 2009. Nel 2010 ha ricevuto il Japan Art Academy Prize, il massimo riconoscimento in Giappone per artisti di qualunque disciplina.

Michela Ongaretti

Michela Ongaretti

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