Tutto il Messico in una Pannocchia di Mais- Expo2015

by Michela Ongaretti
0 comment

Tutto il Messico in una Pannocchia di Mais -Il Padiglione del Messico ad Expo 2015.

di MICHELA ONGARETTI

da  ·

Cos’è il Padiglione messicano? Una forma tondeggiante dalla copertura che non lascia vedere da fuori il suo contenuto. E’ una grande pannocchia di mais ed entrare è partecipare ad un’esperienza sulla coltura alla base della cultura gastronomica messicana, simbolo anche della nutrizione millenaria di quel paese, che ha conquistato nuove espressioni a partire dalla tradizione. L’esperienza è in effetti tutta all’interno di questa grande pannocchia dalle foglie intrecciate a proteggerne il cuore ricco di storia, immagini, installazioni delicatamente toccate dall’edutainment , opere d’arte e di etnografia.

Padiglione Messico- facciataIl Padiglione del Messico ad Expo2015

Avremo modo di parlare di Edutainment puro, appariscente, ma nel padiglione messicano di Expo 2015 possiamo sentirci a nostro agio di osservare un percorso guidato che ci lascia anche del tempo per soffermarci su ciò che riteniamo più interessante.

Il tema di questo viaggio ideale all’interno del mais è coerentemente“La semilla de un nuevo mundo: comida, diversidad, patrimonio”, il seme di un nuovo mondo: cibo, diversità ed eredità degli avi, che si concretizza nell’adattamento e rispetto al ciclo della vita nella catena alimentare e attraverso la sostenibilità ambientale.

Il padiglione Messicano- un particolare del progetto (1)Expo 2015, Padiglione del Messico, un particolare del progetto

Il Messico è il paese d’origine del Mais e dei Maya, la cui mitologia indica l’origine e genesi dell’uomo proprio da quel chicco, da esso sono sfamati più di cento milioni di messicani. Il mais è un elemento principe della cucina messicana che nel 2010 è stata riconosciuta parte del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, con la sua conservazione di ricette millenarie.

Responsabile del progetto è l’architetto messicano Francisco López Guerra, con Jorge Vallejo e la consulenza del biologo Juan Guzzy, tra i più influenti architetti della sua generazione in Messico, noto soprattutto per Museotec, una parte del suo Studio Loguer Design, che progetta e allestisce musei interattivi e spazi culturali come i padiglioni di eventi internazionali. Segnaliamo il museo di scienza e tecnologia di Tijuana, ma soprattutto i padiglioni dell’America Latina per l’Expo del 2008 a Saragozza, in Spagna, e quello del Messico all’Expo del 2005 ad Aichi, in Giappone, proprio dedicato alla biodiversità.

A Expo 2015 il Padiglione Messico è situato in prossimità dell’incrocio tra il Cardo e il Decumano all’interno del sito espositivo Expo e occupa 2000 metri quadri. Si sviluppa su livelli strutturati attraverso un sistema a rampe elicoidali che rimanda alla memoria dei terrazzamenti agricoli con il loro complesso sistema di irrigazione dell’impero del “re poeta” Nezahualcóyotl,(1427-1472).

Padiglione Messico- retroVista del retro del Padiglione messicano ad Expo2015

La nazione ha partecipato al programma Towards a Sustainable Expo, che ha riconosciuto i numerosi elementi di ecosostenibilità nel design architettonico Le pareti a cui abbiamo accennato sono realizzate in tessuto isolante protettivo dei raggi uv dall’esterno e trasparente dall’interno, filtrano la luce solare così da illuminare gli spazi, con un conseguente risparmio energetico di giorno, anche dovuto all’impiego delle lampade a bassissimo consumo. Di notte invece la stessa struttura “brilla” mostrando all’esterno la luce intensa del suo totomoxtle (foglia essiccata di mais in lingua nahuátl). I materiali impiegati hanno sono in alta percentuale riciclati, e sono scelti anche per la facilità di smontaggio e la possibilità di riutilizzarli in future manifestazioni.

I due concetti salienti su cui si basano i contenuti del Padiglione Messico Expo Milano 2015 sono quindi la Diversità, estetica, ecologica e gastronomica, e l’Eredità del sapere e delle pratiche artigiane tradizionali, per mostrare la loro continuità ed integrazione nella cultura dell’alimentazione odierna. Per ogni livello di visita siamo quindi guidati da una declinazione diversa del concetto di seme, inteso come metafora “generativa”: porta con sé l’originarietà e la potenzialità di uno sviluppo futuro.

Un Albero della vita nel Padiglione Messico con pannello interattivo

Un Albero della vita nel Padiglione Messico con pannello interattivo

Lungo tutto il percorso dei totem multimediali possono essere consultati per gli approfondimenti sugli argomenti trattati, con foto e contenuti multimediali, che è possibile farsi mandare per posta elettronica. Inoltre è scaricabile gratis la app del Padiglione per smartphone e tablet con le mappe e calendario degli eventi.

La ricchezza paesaggistica e culturale messicana è rappresentata all’ingresso dall’albero di magnolia, da cui parte un canale acquatico, unito al giardino evoca le chinanpas, ovvero isole artificiali che i toltechi costruivano nei laghi, sistema che dette un nuovo impulso all’agricoltura.

Il generatore di vita per eccellenza, l’albero, presenza simbolica in diverse aree del padiglione, è nutrito dall’Acqua, come lo è pure, poco dopo la rampa d’ingresso, la fontana “LLuvia”, dove il suono della cascata alimentata dal flusso circolare ricorda quello della pioggia, necessaria fonte di vita. In quest’installazione dell’artista Maria José de la Macorra diversi fili di collane con quaranta motori si alzano e si abbassano al ritmo acquatico, avvolgendosi sul fondo trasparente secondo la forma del serpente, paradigma della simbologia azteca.

Padiglione Messico- La fontana dell'artista Maria José de la MacorraLa fontana dell’artista Maria José de la Macorra all’ingresso del padiglione messicano

Sul terzo livello protagonista è la biodiversità messicana, raccontata da una parete composta dadiversi monitor che mostrano i diversi volti del Messico, dai monumenti storici alla gastronomia, alla sua contemporaneità e competitività nella ricerca tecnologica, come sia non solo turismo in ambienti naturali spettacolari.

Sul quinto livello vediamo la statua di Macuilxochitl, il dio protettore del mais,“il principe dei cinque fiori”, protagonista della cultura tolteca, in un’opera originale proveniente dalla regione del Vera Cruz, che per la prima volta è stata esposta fuori dal Messico. Fa da contraltare ad essa una piccola raccolta di sculture contemporanee in ossidiana, volutamente rifinite solo in parte per mostrare la parte più moderna e industriale del Messico, accostata alla materia grezza che simboleggia il passato nelle tradizioni originarie e precolombiane.

Padiglione Messico-MacuilxochitlLa statua di Macuilxochitl proveniente dalla regione di Vera Cruz, Padiglione Messico ad Exppo2015

L’arte e la cultura dell’alimentazione continuano ad essere protagoniste al livello successivo dove colpisce l’installazione di Alejandro Machorro: il soffitto è tappezzato da 4.700 cucchiai di legno utilizzati nella preparazione della cioccolata, prodotto originario del Messico azteco che pendono e si attivano periodicamente con oscillazioni, emettendo dei suoni nello sbattere tra loro, rievocando così una festosa preparazione di cibi nei riti tribali. Sulla parete invece troviamo sia i cucchiai che due meravigliosi e coloratissimi Alberi della Vita, che sembrano vigilare sui monitor interattivi che raccontano molto sulle piante e gli strumenti, e la loro collocazione nella geografia messicana, usati nella cucina nazionale. Questi esemplari in argilla sono opera del maestro artigiano Javier Ramírez da Metepec.

Uno di questi alberi “fiorisce” utensili dalla cucina della tradizione: non solo spatole, ciotole e pentole, ma noi notiamo in particolare il molcajete, il mortaio in pietra usato fin dall’epoca precolombiana. Il secondo è invece generatore di frutta e verdura autoctona, avocado, agave, pomodori, tunas e guayaba. Gli alberi della vita in epoca azteca possedevano un simbolismo religioso ed erano usati per scacciare gli spiriti maligni o da offrire agli dei, ivi rappresentati,poi sostituiti in epoca di evangelizzazione con santi o episodi della Bibbia . Dal Museo Antropologico di Città del Messico sono presenti poi contenitori alimentari abbinati ad una piccola collezione contemporanea in argento, sempre per ricordare il senso di continuità funzionale nella cucina messicana.

Padiglione Messico- lo chef Pablo SalasPablo Salas presenta e insegna virtualmente una sua ricetta nel padiglione del Messico

All’ottavo livello è invece di scena la cucina di alta gamma, con gli show cooking virtuali tenuti dai grandi chef messicani, di cui citiamo solo Edgar Núñez Gerardo Vázquez Lugo, Luis Robledo. Mostrano le ricette e gli ingredienti del Messico più famosi in tutto il mondo e sono tutti tutti attenti alla sostenibilità ambientale e alla tracciabilità degli ingredienti usati, e alla tutela dei piccoli produttori locali.

Nell’area adiacente le esposizioni variano periodicamente per portare alla luce la cultura e letradizioni tipiche di sei dei 32 Stati federali messicani, che presenteranno per un mese installazioni e documentazioni temporanee sulle singole specificità territoriali.

Verso la terrazza- Padiglione MessicoIl percorso verso la errazza del Padiglione del messico ad Expo2015

Prima di salire alla terrazza, che offre una splendida vista sui Padiglioni di Expo 2015 adiacenti il Cardo, incontriamo di nuovo delle reguiletes, le girandole che sono sia un gioco colorato intrecciato in foglia di palma, ma sono anche simbolo dell’investimento sulle energia eolica che sta impegnando il governo messicano, un pensiero verso il futuro pur rimanendo fedeli al proprio passato artigianale. Sulla terrazza un’altra statua di divinità ci “accoglie”: sotto ad essa troviamo piante utilizzate per la preparazione di alcolici, come l’ agave blu per la tequila, per spiegare il loro legame con la cultura magica azteca.

Poi si riscende seguendo il percorso dove troviamo il dipinto “Árbol Nodriza” del contemporáneo Daniel Lezama, esempio dell’immaginario religioso azteco che coinvolge il cibo come simbolo; interpreta secondo la propria sensibilità Chichihuacuauhco, il mito nahuátl degli uomini che tornano bambini nutrendosi dei frutti di un albero sacro.

Sempre ispirato al tema dell’albero, chiude così un percorso circolare nella totomoxtle, la foglia di mais in lingua nahuátl.

Michela Ongaretti

You may also like